"I disabili non sono esseri asessuati. È necessario istituire la figura dell'assistente sessuale".

Dove la legge si ferma arriva Nicola Grandesso, presidente regionale dell'associazione paraplegici. Cagliaritano, quarantun anni, gli ultimi sette sulla carrozzina (dopo la lesione al midollo causata da un incidente stradale) e una certezza: "So che il tema è molto spinoso, ma parlarne è l'unico modo per uscire dallo stallo".

Quello in cui si trova la proposta di legge - presentata in Senato nel 2014 - che non ha neppure varcato la porta della Commissione.

Si aggiungono qualche iniziativa regionale, una petizione online e diversi appelli partiti dal web.

Coraggiosi tentativi di abbattere false convinzioni e di dar vita a una professione legalizzata in altre realtà europee, ma che in Italia spaventa. Quella dell'assistente sessuale per disabili.

Pensa davvero ce ne sia bisogno?

"Assolutamente. So che in tanti si scandalizzeranno, ma credo che se si riuscisse a fare un salto avanti sarebbe molto più semplice capire".

Cosa?

"Che un disabile non smette di essere uomo. E che ha le stesse esigenze di un normodotato, anche sessuali".

Invece?

"Per la quasi totalità delle persone il disabile è un essere asessuato. E di esempi che confermano questa mia convinzione ce ne sono tanti".

Ne faccia uno.

"Nei locali pubblici esistono il bagno per gli uomini e quello per le donne. I disabili sono un universo a parte. Ma potrei continuare".

Prego.

"Se un disabile decide di andare in vacanza, deve prima di tutto trovare un albergo attrezzato. A quel punto si scontra con un'assurdità: la camera doppia, con due letti singoli. Uno per lui, l'altro per l'assistente. Questo perché il disabile è considerato un incapace che ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, non di una persona che gli voglia bene".

Arriviamo al dunque: qual è il compito dell'assistente sessuale?

"Deve aiutare la persona affetta da disabilità a riscoprire il proprio corpo da diversi punti di vista. A prendere coscienza delle capacità residue e a reimpostare la propria vita in funzione di esse".

Anche per quanto riguarda il sesso?

"Certamente. In moltissimi casi bisogna iniziare dalla ricerca dell'autostima perduta sino ad arrivare a questioni più pratiche, tipo le posizioni".

In tanti s'indigneranno.

"L'ho messo in conto, perché parlare di sesso in generale in Italia è ancora tabù. In Sardegna anche di più. Figuriamoci se il tema viene proposto in abbinamento ai disabili".

Che succede?

"Si preferisce fingere che non ci sia un problema di fondo".

Esiste un confine tra assistenza e prostituzione?

"Si parla di una questione complessa e molto ampia, che non si limita né si deve ridurre al semplice sfogo meccanico. Per questo non ci si può improvvisare assistente sessuale".

Cosa serve?

"Un percorso formativo, portato avanti con il confronto di medici e psicologi, che fornisca le competenze necessarie a gestire le diverse disabilità ed esigenze. Anche fisiche".

Attualmente che alternative ha un disabile?

"Purtroppo nessuna. Nel senso che se non si ha la fortuna di avere accanto una compagna che non abbandona il campo - come nel mio caso - si è costretti a ricorrere al mercato della prostituzione".

Capita spesso?

"Purtroppo sì".

Anche a Cagliari?

"Ovunque, anche da noi. A volte sono i disabili a organizzare l'incontro, ma in caso di handicap gravi spesso l'iniziativa parte dai familiari".

Risultato?

"L'esperienza può essere devastante, perché, ribadisco, non si tratta di una questione puramente fisica ma di un fatto anche psicologico che richiede una serie di competenze che una escort ovviamente non ha".

Lato pratico: questione economica.

"Se la figura dell'assistente sessuale venisse finalmente legalizzata penso non dovrebbe essere a pagamento, ma considerata parte essenziale del percorso riabilitativo e di cura. Pertanto accessibile a tutti i disabili, a prescindere dalla condizione economica".

Difficile da far accettare.

"Sempre per un fatto culturale".

In che senso?

"Le esigenze dei disabili non sono legate solo all'abbattimento delle barriere architettoniche. Lo dimostrano i diversi appelli lanciati sul web. Due partiti proprio dalla nostra Isola".

Risultato?

"Qualche giorno di clamore, seguito dal silenzio. Per questo è necessario aprire un dibattito serio a livello politico, che porti all'istituzione di questa figura fondamentale. Una realtà legalizzata da diverso tempo in molte altre realtà europee".

Sara Marci

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