Cagliari è pronta a fare sentire la propria voce contro le guerre e l’industria militare. Sabato 26 ottobre in piazza Vittime del Moby Prince, alle 10, cittadini, associazioni, sindacati e organizzazioni si riuniranno per un sit-in che non vuole essere solo una manifestazione, ma un grido collettivo: basta guerre, basta armi. L’obiettivo è chiaro: invocare un cessate il fuoco globale, a partire da Gaza e dall’Ucraina, fino a ogni angolo del mondo afflitto da conflitti.

La chiamata a raccolta non è solo locale. Cagliari è parte di una mobilitazione nazionale che coinvolgerà altre sei città italiane.

Fausto Durante, segretario regionale della CGIL, sottolinea l’urgenza della pace: «Bisogna fermare immediatamente i conflitti in atto, smettere di inviare armi ai paesi in guerra. L’Italia deve schierarsi nettamente a favore di un processo di pace, governato dalle Nazioni Unite, per garantire sviluppo e diritti ai popoli oppressi, dalla Palestina a tutti i fronti di conflitto».

Il sit-in ha tra i suoi principali promotori un vasto fronte di associazioni, partiti e movimenti impegnati nel sociale e nella difesa dei diritti umani. Dalla CGIL Sardegna a Legambiente, dall’ARCI a Emergency, la partecipazione è trasversale e unita da un obiettivo comune: «Buttare fuori dalla storia le guerre, le occupazioni, i crimini contro l’umanità», come recita il manifesto della mobilitazione.

La manifestazione non si limita a chiedere la fine dei conflitti, ma va oltre, proponendo una visione chiara di un futuro senza armi, né nucleari né convenzionali. Il messaggio è inequivocabile: «No al riarmo, no all’aumento delle spese militari, no alla produzione e diffusione di nuove armi».

E particolarmente forte è l’appello per la Sardegna: «No all’utilizzo del territorio sardo per esercitazioni militari e la sperimentazione di armi».

Una battaglia che, come ricorda Durante, riguarda il diritto dei sardi a una terra libera dalla militarizzazione e dagli effetti collaterali dell’industria bellica.

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