La tragedia di viale Marconi ha scosso l’Italia intera e in particolare la Sardegna. 

I sogni, le speranze, i progetti e i desideri di quattro ventenni si sono andati a schiantare domenica mattina all’alba, al termine di una serata di divertimento e spensieratezza. 

Tanti i commenti di vicinanza e cordoglio alle famiglie di Giorgia Banchero, Najibe Zaher, Simone Picci e Alessandro Sanna. Tante, anche troppe, le accuse sui social ai ragazzi, in alcuni casi definiti anche come dei potenziali assassini.

Che la strage sia dovuta a un eccesso di imprudenza e di velocità è cosa ormai quasi acclarata dalle indagini della Polizia locale. Ma chi non ha commesso atti imprudenti a 19-20 anni? Pochi. E chi oggi, a 30, 40, 50 o 60 anni può raccontarli? Molti.

Un dramma che deve senz’altro far riflettere, ma senza puntare il dito. In certi casi è meglio avvicinarsi in punta di piedi alle famiglie, almeno quando i corpi sono ancora freschi e le lacrime sgorgano a fiumi. Meglio evitare commenti che i genitori, i fratelli e le sorelle delle vittime inevitabilmente leggeranno mentre ancora piangono i loro cari.

Ed è proprio questo il senso dello sfogo social di Francesca Banchero, la sorella di Giorgia che il giorno della tragedia aveva pubblicato uno straziante post d’addio.

«Non ho tempo né voglia di stare dietro alle persone che commentano giudicando ciò che è successo», scrive. «Però vi inviterei a stare un giorno o qualche ora con mia madre che non trova la forza di andare avanti pur avendo tre figli. Uno di loro ha 10 anni, l’altro 16 e leggono i vostri commenti. Vi chiedo rispetto, state in silenzio, le parole a noi non servono».

(Unioneonline/L)

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