Vita negata, per i pazienti del reparto di Oncoematolgia del Microcitemico di Cagliari, perché gli anestesisti che devono seguirli non bastano. Così nessuno può togliere il catetere venoso – che serve per somministrare le cure alle quali devono essere sottoposti per combattere il tumore – e loro, quando le condizioni fisiche lo permettono, non hanno la possibilità di andare al mare o praticare qualunque attività che metta a rischio il dispositivo medico con il quale convivono. 

Succede perché l’ospedale Antonio Cao è sospeso fra due aziende: è sotto la competenza della Asl ma intervengono i medici del Brotzu. Gli anestesisti della prima azienda, che fanno capo al Santissima Trinità,  di recente hanno presentato un esposto in Procura perché non hanno competenze specifiche nel settore pediatrico e preferiscono – nel rispetto della legge – non “toccare” i bambini.

Quelli della seconda, l’Arnas, sono pochi e devono seguire anche i piccoli pazienti del loro ospedale: il pasticcio perfetto. E a farne le spese sono i bambini malati. 

A rendere pubblica l’ennesima denuncia è l’attiva (suo malgrado) rappresentante dell’Asgop, associazione dei genitori di Onocoematologia pediatrica, Francesca Ziccheddu. 

«Adesso nel reparto c’è una lunga lista di attesa di piccoli pazienti che attendono da mesi (anche più di tre) che l’anestesista pediatrico levi il catetere venoso centrale per poter essere di nuovo liberi di tuffarsi nel mare, nel lago, di andare sotto la doccia, di giocare con la pompa in queste giornate così calde», segnala. 

Ziccheddu spiega: «Il catetere venoso centrale è un “compagno” indispensabile per le cure oncoematologiche, permette le infusioni di chemio, di altri medicinali e i prelievi senza punture e senza sentire dolore. Occorre dunque metterlo con urgenza all’esordio». Delle cure in ospedale, ovviamente. 

Ma può succedere, come è successo, che ci siano «tre esordi di nuove leucemie nell’ultimo mese e mezzo, 3 pazienti che devono eseguire il trapianto, 2 biopsie e un bambino di 22 mesi che deve ripetere l’operazione perché per 3 volte si è sfilato». E un bimbo che sta vivendo la fase di remissione della malattia deve aspettare: mesi. Non ci sono alternative. 

«E questo perché?», chiede Ziccheddu, pronta a fornire la risposta, «perché questa delicata procedura la esegue ancora e comunque solo un anestesista del Brotzu con l’ausilio di un altro anestesista pediatrico, nonostante siamo in capo alla Asl 8 come deciso dalla riforma. I pochi professionisti specializzati in pediatria sono in capo al Brotzu». 

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