Una telefonata di un finto carabiniere a un'anziana per avvisarla che il figlio si era reso responsabile di un gravissimo incidente e che stava rischiando il carcere, avendo dunque immediata necessità di un avvocato difensore da pagare subito. Poi il complice che suona alla porta della vittima per incassare subito quanto pattuito.

Quando poi la persona fragile si accorge che è tutto un raggiro, è oramai troppo tardi. Questa la tecnica utilizzata da quattro giovani napoletani (uno minorenne) fermati ieri, tra Cagliari e Oristano, con l'accusa di estorsione al termine delle indagini svolte dalla Squadra Mobile cagliaritana, in stretta collaborazione con la Mobile oristanese e i carabinieri della compagnia di Nuoro, in particolare la stazione. Tre i casi per ora ricostruiti dagli investigatori che hanno portato in carcere, uno a Uta e due a Oristano, i tre maggiorenni e nel penitenziario minorile di Quartucciu il diciassettenne.   

Per l'accusa si tratta di estorsione perché le vittime vedono come unica via d'uscita il pagamento di quanto richiesto. Le telefonate diventano quasi minacce con l'anziana impaurita e preoccupata per il proprio caro finito al centro di una bruttissima vicenda (del tutto falsa, così come i ruoli di carabiniere, poliziotto e avvocato che i responsabili dei colpi inventano ogni volta). 

I quattro non sarebbero in contatto tra loro anche se ora sono in corso tutte le indagini su una serie di altri casi denunciati dalle vittime a Cagliari e nel resto della Sardegna. Gli investigatori dovranno verificare se il gruppetto avesse colpito altre volte. Al momento del fermo (due al porto di Cagliari e due sulla statale 131 nella zona di Oristano) sono stati recuperati diversi gioielli, oro e alcune migliaia di euro. Le inchieste sono coordinate dalla Procura di Cagliari. 

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