Con l'eccezione delle difese che chiedono il trasferimento a Roma del dibattimento, ha preso il via il processo nato dall'inchiesta sulla presunta truffa legata alla costruzione del carcere di Uta, durata oltre un decennio.

Secondo il pm Emanuele Secci lo Stato avrebbe pagato circa 20 milioni di euro in più per lavori mai eseguiti.

Dieci gli imputati, ma si attende ancora la decisione sul rinvio a giudizio di altri due, ancora fermi al Gup, che nel caso saranno accordati prima dell'avvio del dibattimento. Per il pubblico ministero Emanuele Secci i circa 80 milioni di euro sborsati dallo Stato per la costruzione dell'istituto di pena celerebbero un peculato da 20 milioni, visto che i lavori complessivamente secondo una stima degli inquirenti sarebbero stati gonfiati rispetto ai 60 milioni di opere realizzate.

A giudizio davanti alla seconda sezione del tribunale di Cagliari ci sono provveditori regionali delle opere pubbliche, costruttori, tecnici e collaudatori che hanno lavorato per anni alla costruzione del penitenziario. Il 18 dicembre verrà sciolta la riserva dei giudici per chiarire se il processo resterà a Cagliari o sarà trasferito a Roma.
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