Claudio, il giovane arbitro che ha combattuto fino in fondo la sua battaglia
Il ragazzo, 30 anni, si era ammalato di leucemia quattro anni faHa battuto un nemico invisibile, riuscendo a riprendere a studiare e a tornare, addirittura, in campo ad arbitrare. Ma, purtroppo, dopo quella battaglia vinta da Claudio Deiana, trent'anni compiuti lo scorso 15 aprile, il nemico invisibile che aveva attaccato il suo sangue è tornato ad aggredirlo senza pietà. E, questa volta, il giovane arbitro si è dovuto definitivamente arrendere.
Una vicenda straziante la sua: finito, quattro anni fa, al pronto soccorso per un banale problema, fu sottoposto a una serie di esami che diedero un verdetto inquietante, leucemia linfoblastica acuta. Iniziò una battaglia fatta di camere sterili, chemioterapia, trapianto di midollo, vaccini in serie, dieta rigorosa, uscite soltanto con la mascherina. Ma, alla fine, a marzo dello scorso anno, la leucemia sembrava definitivamente sconfitta. Al punto che Deiana potè riprendere a fare tutto quello che aveva abbandonato per battere la malattia, dallo studio (gli mancavano quattro esami per la laurea in Giurisprudenza) alla sua grande passione, l'arbitraggio. Addirittura, il 24 marzo, indossò la sua divisa per dirigere l'incontro di campionato juniores tra Ferrini Cagliari e Muravera.
Anzi, quel giorno, prima di indossare la giacchetta nera, Deiana entrò in campo con la maglietta che riportava una frase coniata dal collega sassarese Luca Bomboi, stroncato dal cancro il 12 febbraio 2019: "sorridere: voce del verbo nonostante tutto". Lui, invece, portava sempre con sé i braccialetti in plastica con la scritta "never give up" ("non arrendersi mai") che regalava a chiunque incontrava. Perché la sua filosofia era proprio quella: non arrendersi mai, neanche quando ci si trova davanti un nemico che sembra imbattibile. «Questa esperienza», raccontò a L'Unione Sarda, «mi ha insegnato che, quando ci si trova davanti ai muri, bisogna abbatterli. E abbatterò anche questo». E, per un anno, ci è riuscito, riprendendo a inseguire il suo nuovo sogno, diventare arbitro nazionale di calcio a 5 o di beach soccer. «Allegro e di gruppo», così lo ricordano i colleghi della sezione Aia (Associazione italiana arbitri), «non mancava di essere bonariamente polemico con i dirigenti perché voleva farcela e voleva arrivare». Non ce l'ha fatta e, per un crudele scherzo del destino, raccontano i colleghi, «è morto il 23 maggio, lo stesso giorno di Stefano Farina, l'arbitro di Serie A che era diventato designatore nazionale».
I funerali saranno celebrati domani alle 16.30 a Su Planu.
Marcello Cocco