«Mi è sembrato un suv grigio. Ma, potete immaginare, in quella situazione non era facile capire che cosa stava succedendo». Andrea Carlini è steso in un letto del reparto di Chirurgia d'urgenza al primo piano dell'ospedale Marino. A distanza di qualche ora dall'incidente, le cose non sono ancora chiare. «So soltanto che sono stato speronato da un'auto e, poi, il conducente è fuggito». E, comunque, il venticinquenne cagliaritano può tirare un sospiro di sollievo: poteva andare decisamente peggio, invece se l'è cavata con tre costole rotte e qualche abrasione.

L'INCIDENTE - Ieri mattina, Carlini era alla guida del suo scooter: si stava dirigendo verso casa, in via Seruci, per occuparsi del suo cane prima di andare a lavorare. In via Liguria, si è trovato davanti un'auto parcheggiata in doppia fila. «Ho guardato nello specchietto», racconta, «per vedere se stesse arrivando qualche auto e mi sono spostato nella corsia di sorpasso». Una normale manovra che gli scooteristi fanno migliaia di volte al giorno.

LO SCONTRO - Una manovra che viene effettuata con grande prudenza dal momento che chi viaggia su due ruote ha sempre la consapevolezza di essere a rischio. «Non c'era nessuno dietro». Eppure, in un istante, Carlini si è ritrovato per terra. «Ho cominciato a scivolare verso l'auto parcheggiata in doppia fila. Ho visto nero per una frazione di secondo e, quando ho riaperto gli occhi, mi sono ritrovato sotto quell'auto». Si è temuto il peggio. «Ma io mi sono immediatamente alzato per far vedere che, comunque, stavo bene». Mica tanto, lo ha capito qualche istante dopo. «Non riuscivo a respirare, le persone che sono intervenute a prestare i primi soccorsi mi chiedevano che cosa avessi. A gesti ho cercato di far capire loro che avevo difficoltà a respirare». Poi, forse un colpo di tosse ha permesso a Carlini di riprendere a respirare regolarmente.

I SOCCORSI - Un problema dovuto all'impatto con l'auto parcheggiata che ha provocato la rottura di tre costole. «Ma, parte il fatto che, indirettamente, quella macchina ha provocato l'incidente, è stato, forse, anche la mia salvezza: se avessi continuato a scivolare, avrei rischiato di essere investito da qualche auto di passaggio». In tanti hanno invaso la strada per prestare soccorso al giovane. Tanti ma non il conducente del suv che ha provocato l'incidente. «Vuoi la verità? Temo proprio che non salterà fuori il responsabile. Ma è stato bello vedere la solidarietà di tante persone che si sono impegnate per aiutarmi. Ma, appunto, visto che si stavano preoccupando di me, ho la sensazione che nessuno abbia visto il suv che mi è venuto addosso».

LE REAZIONI - La luce si è spenta solo per un istante, immediatamente dopo l'incidente. Ma poi Carlini ha seguito con attenzione un film di cui era l'involontario protagonista. «In passato, mi è capitato di essere testimone di incidenti. E io sono sempre andato a dare una mano ai feriti. Però, non mi aspettavo che tante altre persone si sarebbero comportate allo stesso modo. Pensa, chi mi ha aiutato ad alzarmi è stata una donna e un'altra donna è entrata nella clinica psichiatrica, ha preso una sedia e mi ha fatto sedere». Un intervento, in realtà, sbagliato. «Dopo pochissimi minuti, forse appena due, è arrivata l'ambulanza. E mi hanno "rimproverato": in queste situazioni, il ferito deve sempre restare coricato».

IL FUTURO - Il giovane è stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Marino mentre gli agenti della polizia municipale hanno cominciato a indagare per scoprire il conducente del suv pirata, andando anche a visionare le (poche) telecamere della zona. «Ma questa cosa mi interessa poco. Mi dispiace solo che devo rimandare la realizzazione del mio sogno». Lui, meccanico ormai esperto, aveva già pronte le valigie. «Dovevo trasferirmi alla Canarie con la mia fidanzata e il mio cane: lì, mi aspettano quattro, cinque proposte di lavoro. Purtroppo devo rimandare la mia partenza».

Marcello Cocco

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