In ospedale non c'era nemmeno un lettino disponibile e ha trascorso quasi 24 ore in ambulanza: tutta la notte, l'intera mattina e la serata. Senza pasti e senza servizi igienici. Anzi: ha dovuto fare la spola fra diverse ambulanze perché a distanza di quattro ore i mezzi dovevano essere pronti per altri servizi.

L'incubo

Solo attorno alle 20 di ieri è stato ricoverato Giacomo Lampis, 74enne pensionato di Carbonia, colpito dal Covid pochi giorni fa, e accompagnato sabato sera dall'ambulanza del 118 all'ospedale Binaghi di Cagliari dove ha scoperto che non c'era un solo posto libero per lui. Ha vissuto un calvario lunghissimo che lo ha profondamente segnato: «L'ira dei momenti iniziali ha lasciato il posto alla rassegnazione - ha raccontato ieri sera mentre si trovava ancora a bordo di una delle varie autolettighe diventate pseudo camere di degenza - quel che mi è accaduto dimostra che abbiamo magari una sanità di primo livello ma un'organizzazione da terzo mondo: ho anche vissuto l'umiliazione di aver dovuto espletare i miei bisogni fisiologici in un sacchetto dentro una delle ambulanze su cui sono stato trasferito varie volte».

La diagnosi
La sua disavventura è in realtà iniziata quattro giorni fa quando ha scoperto di aver contratto il coronavirus nonostante si fosse già sottoposto a due dosi del vaccino. «Venerdì ho cominciato ad avere i primi sintomi che mi hanno messo in allarme: tosse, mal di gola e un po' di difficoltà di respirazione - racconta il pensionato mentre è ancora seduto in un'ambulanza in attesa che si liberi un letto - e ho subito avvisato le autorità sanitarie che già sapevano della mia positività al Covid: a quel punto hanno ritenuto opportuno, sabato sera, di farmi accompagnarmi all'ospedale Binaghi». Sembrava la soluzione più logica così, se si fosse aggravato, avrebbe potuto avere tutta l'assistenza necessaria nel luogo dedicato ai pazienti Covid. «Ma non appena siamo arrivati – continua – attorno alle 21 ecco subito la prima sorpresa: ci ha raggiunto un medico preavvisando che in quel momento non c'era neppure un lettino disponibile e che forse avrei dovuto fare la notte ricoverato in ambulanza». Una condizione complicata anche per gli operatori sanitari costretti nelle tute speciali anti Covid. E con un caldo infernale.

Attesa estenuante

Le previsioni del medico con il passare delle ore si sono avverate perché, dopo mezzanotte, il paziente di Carbonia (nel frattempo trasferito in un'altra ambulanza) ha ricevuto la conferma: nessuna disponibilità in ospedale: «Non contesto il fatto che considerata l'emergenza non ci fossero letti - sottolinea - ma una circostanza del genere doveva essere nota già alla partenza da Carbonia e allora perché accompagnarmi comunque a Cagliari all'avventura?». Il suo calvario è andato avanti tutta la notte e l'indomani mattina non è mutato di una virgola, fra speranze e false illusioni: «Verso le 10 mi hanno avvisato che forse si sarebbe liberato un posto entro un'ora ma in realtà - aggiunge - sino alle 13 io ero ancora nel piazzale del pronto soccorso, ma in un'altra ambulanza». Attorno alle 18 gli è stato riferito che se la situazione non fosse mutata sarebbe stata presa in considerazione l'ipotesi di riaccompagnarlo a Carbonia. Ma poi, attorno alle 20 il letto si è liberato.


Andrea Scano 

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