Vivere per 14 anni con un corpo estraneo nell’addome, soffrire sin dall’inizio di forti dolori, sottoporsi a un’operazione e scoprire che qualcuno a fine intervento aveva dimenticato di togliere una garza. Sintesi della vicenda sanitaria che vede protagonista il 71enne quartese Francesco Sirigu, entrato in Chirurgia all’ospedale Marino il 10 ottobre 2005 e costretto a convivere con fitte addominali divenute, a inizio 2019, tanto acute da spingerlo a tornare al Pronto soccorso. Stavolta del Policlinico universitario, dove scopre che per errore gli era stato lasciato in pancia un oggetto di 6x7 centimetri.

La citazione

Una «negligenza» dei medici, sostiene ora il perito nominato dalla giudice civile Maria Grazia Cabitza nella causa intentata dal paziente all’Ats per ottenere un risarcimento del danno quantificato in 24.945,25 euro dagli avvocati Matteo Vinelli e Gavino Tedde, nella cui citazione è ricostruita una vicenda a loro parere chiarissima. Sirigu viene operato il 18 maggio di 17 anni fa all’ospedale Marino ma da subito lamenta «dolori addominali» che lo spingono a eseguire vari controlli endoscopici. Nel gennaio 2019 i sintomi peggiorano e lo costringono a tre diversi ricoveri al Policlinico di Monserrato a gennaio (due volte, con una Tac che fa emergere la presenza di qualcosa nell’addome) e a marzo, quando (il 12) viene sottoposto a un intervento per asportare il corpo estraneo. Una garza «bianca, in parte macerata e divisa in numerosi frammenti». Il medico Maria Francesca Rosa, consulente nominato dai legali, afferma che stava lì dal 2005 non essendo stati eseguiti da allora altri interventi sul 71enne quartese: «È evidente sia stata dimenticata nell’addome», sostiene, «causando al paziente un problema durato anni» e «un danno biologico del 7 per cento». Ed ecco citazione e larichiesta di risarcimento.

L’azienda sanitaria

Tesi respinta dalla Ats tramite l’ex legale rappresentante Giulio Steri e le avvocate Silvana Murru e Maria Barbara Perasso. A loro dire i medici del Marino avevano lavorato con «la diligenza necessaria, nel rispetto delle leggi e delle regole di prudenza e perizia», quindi non hanno «alcuna colpa»: l’intervento era stato eseguito «con successo» e «senza complicazioni». Nessun risarcimento, perché «manca» il collegamento tra «il comportamento dei sanitari e il danno». Di più: «Non è vero» che Sirigu non avesse subito operazioni sin dal 2005, perché in realtà «era stato operato al Policlinico il 10 gennaio» e quindi «in ipotesi» la garza poteva essere stata «dimenticata» allora. Del resto «sintomi e disturbi sono comparsi solo 14 anni dopo l’intervento al Marino».

Il perito

Ma il medico chirurgo Silvio Savoia, perito della giudice, ritiene «condivisibile che la garza sia stata dimenticata nel maggio 2005»; da allora per 14 anni Sirigu «non era stato operato», quindi la presenza del corpo estraneo «non può che riferirsi al primo intervento». Una «negligenza», un «errore tecnico» in un intervento eseguito «in modo tecnicamente corretto». Il danno biologico è quantificabile nel 5 per cento. Nessuna incidenza sull’attività lavorativa. Ora la giudice deve solo decidere.

Andrea Manunza

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