Era nato tetraplegico e spastico a causa di una sofferenza poco prima del parto che aveva provocato lo scarso afflusso di ossigeno nel cervello. Un danno irreversibile provocato, per il Tribunale di Cagliari, da un’imprudenza dei sanitari dell’ospedale Santissima Trinità che ora sono stati condannati a risarcire oltre due milioni di euro, che però diventeranno quasi tre se si conteggiano anche gli interessi, la rivalutazione e le spese processuali.

La sentenza

È stata depositata ieri dal giudice Giorgio Latti la sentenza che condanna l’Ats, l’Azienda per la Tutela della Salute, al mega-risarcimento da riconoscere ai genitori e al bambino nato con una disabilità a causa di una «sofferenza ipossico-ischemica in travaglio, che ha causato direttamente la severa paralisi cerebrale infantile». A difendere la famiglia si sono presentati in giudizio gli avvocati Carlo Monaldi e Stefanino Casti, mentre l’azienda sanitaria è stata assistita dal legale Carlo Diana. Determinante la consulenza tecnica d’ufficio disposta dal giudice ai medici Francesco Atzei e Antonio Salis che hanno stabilito come ci sarebbe stato un ritardo nelle decisioni dei sanitari, facendo così allungare il periodo del travaglio sino a causare la sofferenza del neonato. Per gli esperti, vista la situazione, i medici avrebbero dovuto somministrare precocemente l’ossitocina o optare per un taglio cesareo, evitando così il danno causato dalla «condotta eccessivamente attendista» contestata all’equipe del Santissima Trinità.

La vicenda

La vicenda risale ad alcuni anni fa, quando la futura mamma era arrivata in ospedale con le doglie, ma era rimasta oltre 11 ore in attesa che si arrivasse ad una condizione ideale per il parto naturale. In realtà – da qui la causa civile – i consulenti avrebbero accertato che i tracciati avrebbero evidenziato alcuni elementi che avrebbero dovuto indurre i sanitari del reparto ad interventi più precoci e tempestivi, così da far nascere il piccolo.

Il risarcimento

Per il giudice, dunque, c’è un nesso di causalità tra il comportamento dell’equipe medica e i danni irreversibili poi riportati dal bambino a causa della sofferenza patita poco prima del parto (ovvero lo scarso afflusso di ossigeno al cervello). Da qui la condanna ad un risarcimento di 2 milioni e 100 mila euro che, con interessi e rivalutazione, arrivano a 2 milioni e 750 mila euro. In più l’Ats dovrà riconoscere alla famiglia e al bambino le spese legali che fanno arrivare il risarcimento a quasi tre milioni. L’Azienda sanitaria potrà comunque presentare appello.

Francesco Pinna

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