Da due anni ha un regolare contratto a tempo indeterminato full time come aiuto cuoco capo partita, lavora per un’attività ben avviata e solida, il Cousinà del Corso Vittorio Emanuele. Parla bene l’italiano. Ma Akash Ahmed Ajem non riesce a trovare una casa in affitto a Cagliari: i proprietari interpellati, quando capiscono che è straniero, interrompono la conversazione telefonica. Lui ha bisogno di un regolare domicilio, con un appartamento di dimensioni accettabili, che costituisca una garanzia per poter portare in Sardegna la moglie e la figlioletta dal Bangladesh, suo Paese natale. La riunione di famiglia è negata dalla “diffidenza”, se così si può chiamare, che nasce dal fatto che non è un cittadino comunitario.

Inutili si sono dimostrati anche i tentativi del suo datore di lavoro, l’imprenditore cagliaritano Graziano Inconi: «Dopo i primi telefoni buttati giù, sono intervenuto con i proprietari e ho provato a offrire garanzie, spiegando che Akash è un mio dipendente, che è un grande lavoratore, che non ha problemi di stipendio, ma niente: è straniero». E questo, a quanto pare, basta per renderlo un inquilino non affidabile. «Ad avercela, una casa, gliel’avrei data io», aggiunge Inconi. Da qui l’appello: il giovane lavoratore del Bangladesh ha bisogno di un bivano o un trivano, possibilmente non lontano dal posto di lavoro. Quindi nel centro storico, «ma vanno benissimo anche Sant’Avendrace e Is Mirrionis», sottolinea il ristoratore: «È un ragazzo formidabile, si merita il diritto alla casa».

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