«Di tanto in tanto ci giungono notizie di docenti picchiati dagli studenti o minacciati o altre amenità. Ce ne stupiamo, tanto che guadagnano le prime pagine e i servizi al Tg. Ma in realtà non dovremmo. Quello che passa come un’azione singola, un’eccezione, è in realtà l’iceberg di un sistema che noi educatori stiamo permettendo».

È lo sfogo di Carola Farci, insegnante in una scuola superiore di Cagliari, che racconta a L’UnioneSarda.it una disavventura di cui è stata protagonista. Anzi, vittima: «Quasi un mese fa sono stata insultata e minacciata da una studentessa, in maniera molto grave e in più episodi (roba del tenore di “muori brutta p…...a”). Se una cosa del genere fosse successa anche solo due decenni fa, credo si sarebbero spalancate le porte dell’Ade e ci sarebbe stata una sospensione seduta stante. Oggi – lamenta la prof – non è invece possibile sospendere con immediatezza. Va avvisato il coordinatore di classe, che a sua volta avvisa il Preside, che a sua volta convoca il consiglio di classe. Nel mio caso, tale operazione ha necessitato di venticinque giorni».

Ma non è finita. Prosegue l’insegnante: «Venticinque giorni da quando la studentessa mi ha insultata e minacciata a quando è stato convocato il consiglio di classe per prendere provvedimenti in merito, ma lo stesso consiglio, peraltro, l’ha pavidamente sospesa per soli 3 giorni».

Quanto basta per una serie di riflessioni: «È questa la scuola che vogliamo? È questo il lascito alle generazioni future? Stiamo davvero insegnando che insultare e minacciare non un adulto, non un insegnante, non un pubblico ufficiale, ma prima di tutto una persona, causi la sospensione di un paio di giorni di scuola e nulla più? Siamo sicuri che tutta quest’indulgenza, che il non saper mettere dei paletti, che il giustificare tutto sempre e comunque non rischi di creare una società priva di regole, dove l’individuo è uber alles e oltre al proprio ego non esiste nulla, tantomeno una comunità? Certo, è la via più facile. Ma è anche la più giusta?».

«La verità – l’amara conclusione dell’insegnante - è che come docenti abbiamo pochissimi strumenti a disposizione. Ma i pochi che abbiamo, per essere utilizzati in modo efficace, abbisognano di docenti e dirigenti coraggiosi. E pare scarseggino».

(Unioneonline/l.f.)

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