La mattina in cui è cominciato l'incubo la madre l'ha svegliato alle 7,30. «Perché così presto»?, le ha chiesto assonnato. La risposta è arrivata subito dopo, quando in camera sono entrati due poliziotti: «Si alzi, dobbiamo eseguire una verifica». Il ragazzo ha guardato smarrito i genitori e si è domandato cosa potesse essere accaduto. Droga? «Impossibile, non ne faccio uso». Forse la sera prima con lo scooter «avevo provocato un incidente stradale grave e poi ho dimenticato tutto?» Assurdo. Ha capito solo quando gli investigatori, chiedendogli di seguirlo e di dar loro il telefono, hanno pronunciato due parole: revenge porn. Era accusato di aver diffuso un video nel quale si vedeva la sua ex ragazza, minorenne, nuda in bagno. Una vendetta per il suo rifiuto a riallacciare un rapporto interrotto mesi prima. Accadeva a febbraio. «Ma non ero stato io, anzi: avevo cercato di aiutarla quando me l'aveva raccontato e le avevo anche suggerito di fare una denuncia». Sono seguiti quattro mesi di ansia, tensione e preoccupazioni («non dormivo più»), poi alcuni giorni fa il ragazzo - 19 anni - è stato prosciolto: il pm dopo averlo interrogato ha chiesto l'archiviazione e il gip, lette le carte, ha convenuto fosse la giusta soluzione. Disavventura chiusa. «Non lo auguro a nessuno», dice ora fresco di maturità (70 centesimi grazie alla full immersion di un mese per recuperare il tempo perduto) e ancora scosso: «Mai avrei fatto una cosa del genere. Per fortuna i miei genitori hanno creduto in me».

L'inchiesta

La vicenda risale al periodo ottobre 2020-luglio 2021 durante il quale il 19enne e la ragazzina (15 anni), studenti in due licei cittadini diversi, hanno cominciato a frequentarsi, hanno chiuso il rapporto, il giovane è stato messo sotto inchiesta e infine è stato scagionato. Il suo interrogatorio davanti al pm, alla presenza delle legali Francesca Ferrai e Maria Leonida Cadoni, e gli accertamenti tecnici sul cellulare hanno spinto il pm Alessandro Pili e gli investigatori a ritenere non dimostrabile la sua responsabilità: non c'era la prova fosse stato lui a divulgare quel filmato (nel suo telefonino non c'era e neanche risultava essere stato inviato da lì ad altri dispositivi), e inoltre la stessa vittima aveva ammesso di averlo mandato di sua iniziativa ad altre persone. Fine dell'inchiesta. Con qualche rammarico.

Un periodo complicato

«Potevo trascorrere meglio questi ultimi quattro mesi», dice, «è difficile restare lucidi trovandosi in una situazione simile da un giorno all'altro. Quando la Polizia è entrata in casa i miei genitori, spaventati, mi hanno domandato se fossi stato io. Ho capito di cosa si trattava perché circa venti giorni prima lei (la minorenne) mi aveva chiesto se avessi inviato io il video. Era tranquilla. Mi ero offerto di aiutarla per quanto potessi, le avevo detto di fare attenzione alla gente cui mandava certe cose e poi le avevo suggerito di presentare una denuncia. Ha denunciato me». Sette ore alla Polizia postale, il telefono sotto sequestro per un mese. I problemi a scuola, a ridosso di un appuntamento fondamentale come la maturità. «Non studiavo, dormivo in classe. Ho detto ai professori che ero rimasto vittima di una truffa. Solo la mia migliore amica sapeva tutto, però a volte mi sembrava di essere sotto osservazione». L'esame alla fine è andato bene, 70 su cento, e quando la minorenne ha saputo dell'archiviazione gli ha mandato un messaggio. «Non l'avevo più sentita, mi ha detto che le dispiaceva per quanto mi era capitato e che anche lei aveva passato un periodo brutto. Va bene, però non era stata colpa mia. Ci eravamo frequentati per alcuni mesi l'anno scorso, poi ero tornato con una mia ex».

Stop alle foto

Oggi col telefono è prudente: «Non parlo con le minorenni ed evito di frequentarle». In più «cancello tutte le foto scivolose. Non ne vale la pena, è un attimo e ci si ritrova nei guai». Ora l'estate può cominciare davvero, ma non sarà di vacanza: «Lavoro sempre. Barman, parrucchiere. Sto lavorando a un progetto con un amico per un'occupazione on line. Università? Al momento no». Per il resto, occhio alle amicizie: «Devono essere sane e intelligenti».

Andrea Manunza

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