Possono pescarli ma non venderli. La vicenda dei ricci di mare è paradossale, la raccolta è aperta ma il Comune, pur avendo stabilito i nomi dei vincitori della gara, non ha ancora assegnato le concessioni per i chioschi da realizzare a Su Siccu, nella pineta tra il lungomare e viale Colombo, molto apprezzati dai buongustai cagliaritani. Quelle strutture, pur contestate duramente dagli ambientalisti e da chi pensa che senza limitazioni i ricci si estingueranno in breve tempo, consentono di avere una busta paga a circa trenta famiglie, che ora attendono con ansia il nulla osta.

La gara

Gli aspetti burocratici per la concessione di tre postazioni sono compito del Servizio Suape, mercati, attività produttive e turismo del Comune, al quale spetta la realizzazione dei chioschi (a carico dell’assessorato ai Lavori pubblici). Negli uffici diretti da Alessandro Cossa il 10 gennaio è stata aggiudicata la gara ma sono ancora in attesa delle risposte da parte degli altri Enti coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni: Asl, Tribunale, Regione. Una volta che le risposte positive saranno arrivate al Comune, il dirigente in pochi giorni firmerà le concessioni che a loro volta faranno scattare le procedure per la realizzazione delle 4 casette (3 per la vendita dei ricci, una destinata a locale di servizio per gli operatori). «Noi applichiamo le norme disposte dalla Regione», afferma Carlo Serra, assessore comunale alle Attività produttive, che solleva un problema. «Il fatto che le concessioni siano annuali crea non poche difficoltà ai nostri uffici che ogni 12 mesi devono ripetere da capo le procedure, molto lunghe e complesse, per l’assegnazione delle concessioni. Insomma – aggiunge – un aggravio per strutture già in affanno per carenza di personale. Ci vorrebbe una programmazione di più ampio respiro».

I ricciai

«Possiamo pescare ma non possiamo vendere i ricci perché non hanno ancora realizzato le strutture». A ribadire il concetto è Michele Puddu, ricciaio. «I termini della gara sono scaduti il 30 dicembre dell’anno scorso e da allora non abbiamo avuto più notizie, ormai abbiamo stabilito un record negativo. I tempi durante i quali possiamo vendere si stanno accorciando, potremo lavorare per due mesi. Purtroppo per noi ogni giorno in meno è un salasso e diventa sempre più complicato ammortizzare i 10 mila euro spesi per l’allaccio di energia, acqua e altre incombenze». Il problema etico non arriva a Su Siccu. «I clienti non sono mai mancati, anche se pescare ricci è sempre più complicato. Noi rispettiamo le imposizioni della Regione, controllando il calibro dei ricci e che siano passati per una giusta stabulazione». I prezzi sono aumentati? «No, rimarranno uguali a quelli dell’anno scorso: 12 ricci, un bicchiere di vino bianco e pane 12 euro».

No alla pesca

Emanuele Frongia è il presidente regionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi). «Conosciamo il ruolo del riccio nella ristorazione: è sinonimo di prelibatezza. Però dobbiamo fare un ragionamento di sostenibilità, non è questione di essere ambientalisti o meno, il prodotto è carente e per questo è necessario il fermo biologico dietro un riconoscimento economico ai ricciai». Stefano Deliperi di Grig (Gruppo intervento giuridico), rincara la dose. «La Regione non ha tenuto fede alla moratoria di tre anni per motivi clientelari. Lo stesso sta facendo questa Giunta. Eppure l’esempio ce l’abbiamo: in Puglia il fermo biologico è una realtà».

(a. a.)

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