Grazie a lui sappiamo molto di più su noi stessi, eppure fu Soprintendente ai Beni Archeologici per meno di quattro anni: dal 1935 al 1938. Ma con quel cognome, Teodoro Levi (che era conosciuto come Doro), nell'Italia delle leggi razziali fascisti non poteva certo rimanere e infatti se ne andò: riparò negli Stati Uniti, per sfuggire alle persecuzioni che colpivano soprattutto gli Ebrei.

Dedicare a lui le iniziative della Giornata della Memoria della Shoa, in programma venerdì in tutta l'Italia, era doveroso: anche perché Doro Levi tornò, quando il fascismo fu annientato, e salvò l'Anfiteatro romano di Cagliari dalla distruzione. Un'opera meritoria, che si somma ai vari scavi archeologici compiuti, in qualche caso avviati, in tutta la Sardegna. Diversi appuntamenti, tra cui convegni e mostre (una all'Archivio storico in via Gallura, altre dedicate a Gramsci), daranno un senso alla parte cagliaritana del Ricordo dell'Olocausto e delle discriminazioni razziali.

A scegliere Doro Levi come simbolo della Giornata della Memoria è stato il Comitato per la valorizzazione della cultura della Repubblica voluto dalla prefetta di Cagliari, Giuliana Perrotta e del quale fa parte anche l'archeologa Maria Antonietta Mongiu, che ricorda la figura di Doro Levi, un triestino che si si guadagnò il titolo morale di Giusto della terra sarda.
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