Revocato il sequestro dei beni al consigliere regionale Nanni Lancioni (Psd’Az), finito nell’inchiesta per corruzione che ruota attorno al governatore uscente Christian Solinas e alla compravendita di una sua proprietà, oltre che a nomine che – per la Procura – sarebbero state fatte in cambio di docenze e alla promessa di una laurea ad honorem in un’università albanese per lo stesso Solinas.

Il collegio del Tribunale presieduto dal giudice Giampiero Sanna (a latere Antonella Useli Bachitta e Federico Loche) ha annullato in sede di appello l’ordinanza del Gip che disponeva il sequestro dei correnti dell’esponente sardista. A pochi giorni dalle elezioni regionali che hanno visto clamorosamente Lancioni escluso dal Consiglio, nonostante gli oltre 4.700 voti raccolti, i giudici hanno accolto l’istanza dei difensori Francesco Marongiu e Rita Dedola. A favore della restituzione dei soldi al consigliere si era espresso anche il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia, ma il gip aveva rigettato l’istanza: da qui l’appello.

«Nell’ordinanza impugnata», si legge nel provvedimento di dissequestro, «non è contenuta alcuna valutazione circa la sussistenza del periculum in mora in campo all’indagato». Di fatto non era motivato. Non solo. Per il Tribunale «deve ritenersi sufficiente al fine di garantire il buon esisto dell’eventuale confisca, il sequestro dei beni dell’indagato Solinas e dunque illegittima l’estensione anche ai beni di Gianfranco Mariano Lancioni (per tutti Nanni, ndr)». In altre parole, bastavano la villa e i conti del governatore per coprire il presunto prezzo della corruzione: la Procura ritiene che la proprietà di Solinas sia stata pagate 350mila euro oltre il suo reale valore.

Il 17 gennaio la Guardia di Finanza aveva dato esecuzione al sequestro di beni nei confronti di sei persone nell’ambito delle due inchieste (la compravendita della proprietà e le nomine). Sono indagati anche Roberto Raimondi, l'imprenditore Roberto Zedda, il consulente di Solinas, Christian Stevelli, il rettore dell'università di Tirana Arben Gjata e il direttore generale della E-Campus Algonso Lovito. «Siamo molto soddisfatti del provvedimento adottato dal Tribunale», dicono i legali di Lancioni, «perché rispettoso dei principi normativi e giurisprudenziali in materia».

© Riproduzione riservata