«Un passo avanti “storico”, ma ancora incompleto». È stato definito così, con parole che hanno oscillato tra l’emozione e la determinazione, l’effetto della sentenza 68 della Corte Costituzionale, che il 22 maggio 2025 ha riconosciuto il diritto alla genitorialità anche per la madre intenzionale nei casi di procreazione medicalmente assistita (Pma).

Per celebrarla e discutere le sue ricadute concrete sui territori, si è tenuto un incontro nella sala consiliare di Palazzo Bacaredda a Cagliari, promosso dall’associazione Famiglie Arcobaleno con la partecipazione del sindaco Massimo Zedda, della vicesindaca Cristina Mancini, di esponenti della Giunta e del Consiglio comunale, di rappresentanti dei Comuni della Città Metropolitana e di associazioni Lgbtqia+.

Un’atmosfera sobria, partecipata, a tratti commossa. Un momento di confronto ma anche di riconoscimento reciproco, in cui istituzioni e attivismo hanno provato a definire insieme i prossimi passi per dare piena attuazione alla sentenza.

Ad aprire l’incontro il sindaco Zedda: «La Corte Costituzionale ha colmato il vuoto della politica nel riconoscere i diritti a chi non li ha. Il Comune di Cagliari ha dato immediata applicazione alla sentenza, consentendo in questo caso a una bambina di avere due mamme finalmente riconosciute come tali. Proprio dalle amministrazioni locali è partita una primavera dei diritti: è stato fatto, negli anni, un grande lavoro, dal registro delle coppie di fatto nei Comuni che hanno costretto il Parlamento a dare una risposta, seppure ancora deficitaria. Bisogna continuare su questa strada e la Città metropolitana si offre a supporto nell’applicazione pratica nei registri civili».

A sottolineare il valore della sentenza anche Silvia De Simone, referente esterna di Famiglie Arcobaleno Sardegna, che ha parlato di una vittoria tanto attesa quanto parziale:

«La sentenza della Corte ha reso possibile quello che abbiamo desiderato per un tempo molto lungo. Dopo 15 anni di attivismo, questa vittoria è una mezza rivoluzione perché le donne che hanno avuto bambini tramite la Procreazione medicalmente assistita (PMA) sono state di fatto riconosciute. Per gli uomini è diverso, nei loro confronti questo riconoscimento è invece ancora un reato. La buona notizia è che adesso abbiamo la legittimazione per fare questi riconoscimenti e ci batteremo per tutti. Cosa possiamo fare? Riconoscere i bambini che stanno per nascere e nasceranno, ma la legge è anche retroattiva quindi riconoscerli tutti».

Sul piano pratico, infatti, la sentenza permette agli uffici comunali non solo di registrare nuove nascite con due madri, ma anche di correggere atti di nascita già esistenti, riconoscendo retroattivamente il legame genitoriale tra bambino e madre intenzionale.

Sul fronte delle azioni da intraprendere nei Comuni, Filippo Viola della Rete Lenford, ha proposto interventi formativi mirati, che coinvolgano direttamente gli enti locali: «Serve formazione anche sul tema della gestazione per altri e nei procedimenti di rettifica del genere negli uffici comunali».

A chiudere l’incontro è stata Francesca Loi, referente interna di Famiglie Arcobaleno, con un richiamo collettivo al senso di comunità: «La sentenza è importante anche per le nonne e per i nonni. E di questo villaggio dei diritti fate parte anche voi amministrazioni».

(Unioneonline/Fr.Me.)

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