Trenta minuti prima delle sedici un ragazzo stringe il capo tra le mani: «Non ci posso credere, ditemi che è uno scherzo». Un’ora dopo il carro funebre accompagna Jaccy nel suo ultimo viaggio. Quello più lungo e senza ritorno.

Ci sono i motorini sistemati nel piazzale davanti alla basilica di Bonaria, e il grande striscione che ieri hanno anche piazzato sotto casa: “Jaccy nel cuore”. Con gli occhi fissi su quella finestra da cui Jacopo Barbarossa, morto sabato pomeriggio lungo la via Leonardo da Vinci, non si affaccerà più, e una famiglia che fa i conti col dolore lacerante.

Quello che si respira tra le navate affollate di Bonaria, dove questo pomeriggio in centinaia si sono riuniti per dare l'addio a Jacopo, che l'anno prossimo si sarebbe diplomato e tra un mese avrebbe compiuto diciotto anni.

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