Persa in viaggio, come una valigia qualsiasi. Eppure era una bara, mica una Samsonite. "Si trattava di un corpo, invece è stato trattato come una borsa. C'è stata una mancanza totale di rispetto. Non riesco ad accettarlo", dice ora ai giornali e alle Tv Julie Piron. Il marito Léon, un cittadino belga di 58 anni, è morto mentre era in vacanza a Cagliari. Un infarto fulminante a poche ore dal rientro in patria, dopo qualche giorno trascorso sulle spiagge del sud Sardegna.

LA VICENDA - La famiglia, che vive a Liegi, si precipita nell'Isola. Dopo quasi una settimana, trascorsa a combattere con uffici chiusi per ferie e altri disagi legati alla lingua straniera, riescono ad organizzare il rimpatrio della salma. La bara parte dall'aeroporto di Cagliari, diretta verso Bruxelles con un volo Alitalia. Ma nel corso dello scalo a Roma, avviene l'incredibile: il feretro di Léon Piron viene scambiato con un altro e imbarcato su un volo diretto a Parigi. Gli addetti dell'agenzia funebre attendono per ore nell'aeroporto belga di Zaventem, poi avvisano la famiglia Piron. "Dopo un po' abbiamo scoperto che la bara era stata perduta", ha raccontato la vedova Piron, che è stata assistita a Cagliari dal console del Belgio Giovanni Dore.

IL CARRO FUNEBRE - I problemi continuano. Perché una volta individuata, nello scalo Charles de Gaulle in Francia, la bara prende una nuova direzione. "La famiglia ha inviato a Parigi un carro funebre, ma il dipendente dell'agenzia, giunto a destinazione, veniva informato che la salma era stata nuovamente imbarcata, senza alcun preventivo avviso o consultazione con la famiglia, su un volo diretto a Roma", si legge in una lettera che il console ha spedito alla compagnia aerea per protestare e chiedere scuse formali (oltre a un risarcimento per "danni morali e materiali").

La bara arriva a destinazione il giorno dopo. "I parenti hanno quindi potuto accogliere le spoglie dello scomparso Piron quasi una settimana dopo il decesso", racconta Dore, che parla di "ingiustificabile disorganizzazione nel gestire un trasporto così delicato".

IL RISALTO - In Belgio la vicenda è finita sulle prime pagine dei giornali e nei servizi dei tg. "All'inizio sembrava quasi si trattasse di uno scherzo. Non riuscivamo a crederci. Poi è subentrato il panico. Abbiamo pensato: 'E se non lo ritroviamo più?'", aggiunge Alexandra Piron, una delle figlie di Léon. La bara è arrivata circa un giorno dopo il previsto, e secondo la famiglia mostrava tutti i segni di un viaggio travagliato: "Il feretro è arrivato a destinazione con danneggiamenti in più punti", scrive il console del Belgio Giovanni Dore.

LE SCUSE DI ALITALIA - La compagnia ha risposto dopo qualche giorno alla lettera del consolato, per porgere "le più sentite scuse ai familiari del signor Léon". Alitalia conferma che "l'errore è avvenuto durante il transito a Roma" e che "la salma è stata fatta rientrare a Fiumicino, come da procedura operativa aziendale, per poi essere trasferita a bordo sul primo volo per Bruxelles", in modo da "ridurre al minimo i tempi" e "consegnare la salma ai familiari la mattina del giorno successivo" a quello stabilito inizialmente.

Sul danneggiamento della bara però la versione della compagnia - che comunque non si occupa direttamente della gestione del servizio Cargo, affidato a Etihad - è diversa. Dai documenti di viaggio non risulterebbe nulla. E alla consegna della bara all'agenzia funebre non è stato evidenziato nulla. "Se ci fosse stato danneggiamento, sarebbe stato immediatamente segnalato", dicono dagli uffici di Alitalia, dove ridimensionano anche il ritardo denunciato dalla famiglia Piron: "Il feretro è arrivato 20 ore dopo il previsto".

M. R.

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