Al Brotzu il ricordo del bimbo primo donatore di organi in Sardegna, la mamma: «Lui fu un regalo, l’ho restituito»
Dedicata una sala a Paolo Pizzi: nel 1988, a 11 anni, subì l’espianto dopo un incidente e furono salvate altre viteLa sala colloqui della struttura di Anestesia e Rianimazione del Brotzu di Cagliari è stata dedicata a Paolo Pizzi, il primo donatore di organi in Sardegna la cui giovane vita, a gennaio del 1988, a 11 anni, si interruppe tragicamente. Dal dolore della sua famiglia nacque un gesto di straordinaria generosità che segnò una svolta storica: l’avvio del programma trapianti nell'Isola.
Lo spazio è stato inaugurato oggi: accogliente, pensato per offrire conforto e riservatezza ai familiari dei pazienti ricoverati, è un ambiente impreziosito dall’intervento artistico di Giorgio Casu ed è stato reso possibile grazie alla sensibilità di Roberto Tumbarello, per anni colonna portante dell'Azienda, e al costante sostegno del direttore generale Agnese Foddis. Erano presenti, inoltre, i medici che nel 1988 ebbero il coraggio di superare le stringenti barriere normative dell’epoca. Tra questi, Franco Meloni, allora direttore sanitario, Ugo Storelli, Paolo Pettinao e Pierfelice Todde, professionisti il cui impegno e determinazione resero possibile il primo trapianto di rene in Sardegna. Hanno partecipato alla cerimonia anche , la sindaca di Sinnai (città natale del piccolo) Barbara Pusceddu e dall’assessore alla Salute, ai Servizi sociali e alla Pubblica Istruzione Sociali Roberto Demontis
Una decisione complessa, ma che consentì di salvare la vita a una giovane donna, trasformando un dolore in speranza.
Paolo Pizzi venne travolto da un'auto mentre era in sella alla sua bici. Le sue condizioni apparvero immediatamente disperate e, in un momento di inimmaginabile sofferenza, i genitori trovarono la forza di compiere un gesto straordinario: dire sì alla donazione degli organi. Quel consenso divenne una luce di speranza, aprendo la strada a una nuova cultura della solidarietà e della vita.
Alla cerimonia con il padre Francesco Pizzi, la sorella Rita Pizzi e la cognata Carla Tevere, ha partecipato anche la mamma Angela Pisu, che ancora travolta dall’emozione ha spiegato: «Lui per me era stato un dono, dovevo trasformarlo per gli altri».