Baby-prostituta di Carbonia: 7 accusati, un solo colpevole
Dei sette uomini sotto accusa per la vicenda della baby-prostituta di Carbonia, sei sono stati assolti. Il Tribunale di Cagliari ha assolto quattro imputati, ne ha condannato due per stupefacenti e uno soltanto per favoreggiamento della prostituzione. La vittima, oggi ventenne: «Non è possibile».Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La sentenza arriva poco prima delle sei del pomeriggio e lei, la vittima oggi ventenne che ha trascinato in Tribunale sette uomini di Carbonia con l'accusa di averla sfruttata quando era poco più di una bambina, di averle ceduto droga e di averle scattato foto compromettenti, ha la delusione dipinta sul volto: «Non è possibile, non è possibile, che cosa succede ora»?.
In effetti la sentenza pronunciata dal gup di Cagliari Ermengarda Ferrarese dopo oltre sette ore di camera di consiglio se non azzera l'accusa poco ci manca: tre condanne e quattro assoluzioni ma, soprattutto, un solo imputato, Giovanni Battista Schirra, 59 anni di Carbonia, colpevole di sfruttamento della prostituzione, detenzione di materiale pornografico e spaccio di droga. Sei anni e otto mesi la condanna a fronte dei nove anni e otto sollecitati dal pubblico ministero Rossana Allieri. Il giudice ha valutato di lieve entità la cessione di stupefacenti e per lo stesso motivo ha inflitto solo due anni e otto mesi a Franco Giganti, 45 anni, e Alfredo Porcu, 41 anni, entrambi di Carbonia. Contemporaneamente ha assolto quest'ultimo dall'accusa di calunnia nei confronti di Giganti in concorso con la ragazzina, processata dal Tribunale per i minori. Per Giganti e Porcu il pm aveva chiesto pene decisamente più severe: cinque anni e otto mesi per il primo, sette e anni e due mesi per il secondo.
Gli avvocati Gianluca e Antonello Aste, Gilberto Nurra ed Enrico Garofalo annunciano ricorso in appello ma, senza dubbio, la decisione di ieri sera apre un varco nella ricostruzione dell'accusa. Come spiegare altrimenti le assoluzioni «perché il fatto non sussiste» di Antonio Mameli, 53 anni, di San Giovanni Suergiu, accusato di sfruttamento della prostituzione e detenzione di materiale pornografico, Sergio Daga, 32 anni, di Iglesias, sotto processo per spaccio di droga e detenzione di materiale pornografico, Virginio Mei, 54 anni, di Carbonia, al quale era imputato lo sfruttamento della prostituzione, Luigi Biggio, 45 anni di Portoscuso, che si è difeso dall'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti? Le argomentazioni degli avvocati Renato Mura, Marco Aste, Leonardo Filippi, Mario Canessa e Carmelino Fenudi hanno demolito le accuse per le quali il pm aveva chiesto pene severissime: 4 anni per Mameli, 9 anni e 2 mesi per Daga, 10 mesi per Mei, 5 anni e 8 mesi per Biggio. Bisognerà leggere le motivazioni della sentenza per capire se il giudice abbia ritenuto che la ragazzina non abbia detto il vero o se le sue parole non abbiano trovato adeguati riscontri.
E comunque le tre condanne, soprattutto quella di Schirra, stanno lì a dimostrare che la ragazzina (assistita dall'avvocato Michela Zanda) non si è inventata tutto. Anzi. Non a caso le è stata riconosciuta una provvisionale di trentamila euro, il danno dovrà invece esser quantificato dal giudice civile in un separato giudizio anche se si può già prevedere che difficilmente raggiungerà i due milioni di euro sollecitati all'atto di costituzione di parte civile.
Storia brutta, da qualunque parte la si guardi, con una ragazzina di 14 anni che si vende per spiccioli e droga e qualche adulto che ne approfitta. La vicenda era saltata fuori per caso, cinque anni fa: una discussione in piazza con un adulto, la telefonata al 112 di un passante, il controllo e quelle foto hard sul telefonino dell'uomo. L'inchiesta si era presto allargata e sette uomini erano finiti sotto processo, con la città divisa tra colpevolisti e innocentisti. Ieri la sentenza, destinata a far discutere ancora.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE