Le manovre ci sono. Fortissime. Accompagnate da una terna di nomi. I “continentali” stanno buttando l’occhio sull’Autorità portuale della Sardegna, gioiellino da 782 milioni di bilancio, con nove scali da gestire e la poltrona della presidenza che si libera a luglio. Appena alle spalle, il 2024 dei segni tutti positivi. Dai passeggeri alle merci passando per i transiti crocieristici. La mappa delle ambizioni porta in due direzioni: a nord verso la Liguria, a sud verso la Calabria. E adesso questa potenziale alleanza a pelo d’acqua rischia di strappare ai sardi una fucina d’oro della progettualità fronte mare. Roba che pesa doppio in un’isola.

Il quadro

Si sta componendo da qualche settimana il disegno sull’Autorità “Mare di Sardegna”, che ha la sua base a Cagliari e l’altro quartiere generale di punta a Olbia. Ma il sistema regionale marittimo include tutti scali di primo livello, per ragioni industriali o turistiche. Da Sarroch a Portovesme; da Oristano a Porto Torres; da Santa Teresa a Golfo Aranci e Arbatax. Una completa circumnavigazione che vale il più esteso ente in Italia. Un elemento, questo, che da solo basta per spiegare gli aneliti intorno all’Autorità isolana. Una delle quattordici che si contano a livello nazionale. Tutte vanno a scadenza e solo a Genova il nuovo presidente è stato designato (salvo improbabili chiari di luna). In Sardegna, dopo due mandati consecutivi, gli unici ammessi per legge, deve lasciare Massimo Deiana, l’uomo della cura, il professore-assessore ai Trasporti che ha portato il bilancio dell’ente da 72 milioni a 782 in otto anni.

La commissaria

Il primo nome che circola per la poltrona al molo Dogana è quello di Federica Montaresi, classe 1974, di Sarzana, Comune spezzino di cui il marito Alessio Cavarra è stato sindaco, dal 2013 al 2018. Non un matrimonio insignificante, celebrato nel 2015, con il gotha della politica ligure invitato al banchetto. Lui, allora, era un democratico fedelissimo dell’ex ministro Andrea Orlando che nel 2014 lo propose addirittura come segretario regionale dei dem. Ma nel 2019 l’ex primo cittadino lasciò il Pd per migrare con Matteo Renzi in Italia Viva. Poi il secondo divorzio a tempo di record, nel giro di un anno, e l’ingresso in Forza Italia. Una geografia partitica con salto a destra e che adesso potrebbe tornare utile a Montaresi, dipendente dell’Autorità portuale a La Spezia, dove a ottobre del 2022, per coincidenza un mese dopo le Politiche vinte da Giorgia Meloni, venne nominata segretaria generale. Poi, a settembre 2024, la promozione ulteriore a commissaria straordinaria. Non poco per una funzionaria, quadro B dell’ente, ingegnera trasportista. Per Montaresi nemmeno un giorno di esperienza in Sardegna.

Il savonese

Le nomine negli enti portuali le decide il ministero delle Infrastrutture. Quindi Matteo Salvini. A cui, almeno informalmente, saranno arrivato pure gli altri due nomi in corsa, visto che a Cagliari se ne fa un gran parlare. Uno è quello di Alessandro Becce, classe 1961. Lui un’Autorità portuale l’ha già guidata, non a caso sempre nella sua terra, in Liguria. Non fosse altro che la conoscenza del territorio è il primo viatico per il buon governo. Becce, a differenza di Montaresi, in Sardegna ha lavorato. Faceva l’amministratore delegato di Cict, la Cagliari International Container Terminal del Gruppo Contship Italia, fondato a Genova nel 1969. Un’avventura, quella della srl in Sardegna, finita malissimo. Nel 2019 l’addio al Porto canale del capoluogo lasciando senza una busta paga qualcosa come duecentodieci lavoratori dell’Isola. Duecentodieci famiglie. Il 10 settembre l’Autorità marittima, attraverso il Comitato di gestione, revocò anche la licenza d’impresa alla società.

Il terzo papabile

Al Cict è stato direttore anche un altro potenziale candidato. Ugualmente un nome non nuovo. Si tratta di Domenico Bagalà, classe 1967, calabrese di Vibo Valentia. Le aspirazioni di Bagalà per guidare l’Autorità portuale sarda erano rimbalzate pure nel 2017. Prima dell’era Deiana. Poi funzionò più o meno come si spera succeda oggi: la Regione – allora a trazione Pd con Francesco Pigliaru governatore – non ne volle sapere di togliere ai sardi il governo dei porti. I dem ingaggiarono la battaglia (vinta) per l’autodeterminazione. Arrivò così la designazione di Deiana, promosso sul campo con la riconferma nel 2021. A distanza di otto anni, il calabrese ci prova di nuovo.

La Regione

Ovvio che la Giunta di Alessandra Todde, dove il Pd è ancora il primo partito della coalizione ma a mezzadria con la presidente da cui passano tutte le scelte, dovrà dire la sua. Era il 3 marzo scorso quando la questione porti, almeno ufficialmente, è stata al centro del confronto sull’asse Governo-Regione. A Cagliari arrivò il viceministro Alessandro Rixi, ricevuto in viale Trento dalla governatrice. Nella nota post incontro si parlava solo di aerei e treni. Nessun riferimento, invece, all’Autorità portuale. Solo Rixi, per inciso genovese anche lui, accennò al tema nel pomeriggio di quello stesso giorno: dal Molo Ichnusa, a margine della conferenza stampa con Deiana, si limitò a dire che la presidenza sarebbe stata concordata con la Giunta. «Per questo sto girando tutte le regioni interessate dalle nomine». Fatto sta che Todde tiene ancora le carte coperte. Ma la cura Deiana è stata ovviamente anche un gioco di squadra ed è lì che la Regione ha il dovere di guardare, prima di accendere luce verde alla scalata dei “continentali”.

Opere in corso

Oggi l’Autorità portuale sarda è un ente che macina sviluppo. Il libro degli investimenti è aperto su tutti gli scali dell’Isola. Il terminal ro.ro a Cagliari è un progetto da 348 milioni. Il dragaggio a Olbia ne vale 98,52 verranno spesi per l’antemurale di Porto Torres, una barriera che protegge l’imboccatura dalle onde. Ancora: in tutti e tre i poli marittimi, ma anche a Golfo Aranci e a Portovesme, le banchine verranno elettrificate con 72 milioni, 21 quelli destinati a Oristano.

L’eredità

Ci sono poi i numeri secchi. La sintesi sui tre asset del sistema marittimo: passeggeri, merci e crociere. Il primo tassello è la portualità commerciale. Il “Mare di Sardegna” ha chiuso il 2024 con oltre 6,5 milioni di biglietti staccati. È un +4,5% sul 2023. Con Olbia primo scalo italiano con 3.692.857 sbarchi, tra arrivi e partenze. Seguono Porto Torres (1.029.312) e Golfo Aranci (552.016). Merci: ammontano a 41,7 milioni le tonnellate transitate nell’Isola sempre un anno fa: +1,7% in dodici mesi. Infine i crocieristi che hanno portato il segno più al 57,5%: 684.061 vacanzieri, con Cagliari che ha dominato il mercato con 541.212 arrivi. Poi Olbia (94.782) e Golfo Aranci (37.184). Insomma, un patrimonio di buon governo. Ci sono volte, come questa, che il campanilismo avrebbe un senso.

Alessandra Carta

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