A Giuseppe De Solìs Valderràbano, spagnolo in terra sarda, vicerè nel Reyno de Cerdeña, non sfuggiva niente. Negli "Acta Curiarum Regni Sardiniae", gli atti ufficiali del governo spagnolo alle pendici del Gennargentu, l'Encontrada de Nuero, la terra di Grazia Deledda, l'attuale Nuoro, nel 1698, 324 anni fa, annotava con scrupolo fiscale: 936 Hombres e 1168 Mujeres. In tutto, tra uomini e donne, 2014 abitanti. Non un dettaglio per le casse del Regno di Spagna visto che i libri contabili segnavano il più importante prelievo di tasse dell'intero marchesato con 924,08 Libras. Cassa spagnola

Battevano cassa gli spagnoli per quella terra strappata al governo dei nuoresi, sfruttata con prebende e vessazioni, scippi di terra e di produzioni agricole. Storia, si dirà. Peccato, però, che tre secoli più tardi in quelle terre incastonate nel cuore dell'Isola, come se la storia si fosse consumata invano, si riaffacciano, come se niente fosse, gli "Hombres" del vento. Catapultati ai piedi dell'Ortobene direttamente da Plaza de la Gesta a Oviedo, capoluogo del Principato delle Asturie. La missione è segreta. Criptata come non mai in una procedura tenuta rigorosamente nascosta nelle segrete stanze del Ministero della Transizione Ecologica.

Progetto blindato

Nessuno deve sapere niente, i documenti risultano attribuiti ad un'istruttoria amministrativa di cui, però, è impossibile conoscere dettagli. L'operazione ha un codice numerico (8308). Dai dati in nostro possesso la procedura è blindata nel capitolo più esclusivo del fisico fattosi Ministro, quel Roberto Cingolani che "minaccia" tutti di lasciare il ministero, senza che nessuno abbia ancora invaso le vie di Roma per impedirglielo. Il percorso per gli "hombres" di Oviedo è emblematico: «Provvedimento unico in materia ambientale (Pniec-Pnrr)».

Corsia privilegiata

In pratica la corsia più preferenziale e presumibilmente più rapida per ottenere le autorizzazioni, per mettere a segno l'ennesima devastazione eolica sui crinali delle montagne e colline dell'Isola. Senza dire niente a nessuno, celando il progetto in un ripostiglio informatico, i general manager del quarto gruppo eolico al mondo hanno deciso di ripercorrere le strade coloniali della dominazione spagnola in terra sarda. Il progetto è esplicito: «Progetto di un impianto eolico denominato "Intermontes", costituito da 13 aerogeneratori di potenza complessiva pari a 78 MW, ubicato nel Comune di Nuoro, e delle relative opere da realizzarsi nei Comuni di Nuoro, Oniferi, Orani, Ottana e Bolotana». Non ci sono ufficialmente altri dettagli. Per scoprire cosa si celi dietro questa nuova invasione bisogna scardinare il caveau di un colosso senza precedenti: EDP Renewables, il quarto gruppo al mondo in tema di energia eolica, sede a Madrid, ma di madre societaria portoghese, la Energias de Portugal (Gruppo EDP), la più grande società di servizi pubblici del Portogallo con sede a Lisbona. I mercati di riferimento del colosso sbarcato a Nuoro sono sconfinati: Brasile, Canada, Messico, Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Polonia, Romania, Belgio, Grecia e ovviamente Italia. Cifre da capogiro, con un fatturato nel 2021 di quasi 15 miliardi di euro, quanto una manovra finanziaria dello Stato italiano, 12.490 megawatt di potenza energetica eolica installata nel mondo, a cui si devono aggiungere 1824 megawatt in costruzione.

Pale ciclopiche

E proprio tra questi figurano i quasi 80 megawatt di potenza eolica da piazzare, pala su pala, a ridosso di Prato Sardo, proprio all'ingresso di Nuoro, davanti allo sguardo del Redentore, disteso sulla cima dell'Ortobene. Tredici pale ciclopiche da sei megawatt ciascuna, il doppio della potenza di quelle piazzate in Sardegna sino ad oggi. Mostri d'acciaio schiaffati sul proscenio dell'Atene sarda, sino ad arrampicarsi oltre i 200 metri d'altezza. Energia da trasportare con tralicci e cavi sino ad Ottana, passando per Oniferi, Orani e Bolotana. Anche in questo caso non si tratta di energia rinnovabile destinata a restare in Sardegna, visto che il piano di Terna e di Enel è proprio quello di catturare il vento nell'Isola per spedire poi l'energia prima in Sicilia e poi in Campania attraverso un cavo sottomarino, il Tyrrhenian Link, un guinzaglio elettrico dal costo esorbitante di 3,7 miliardi di euro. Alle porte di Nuoro resterebbe solo un impatto devastante da ogni angolo d'orizzonte. Niente sarebbe più come prima da quel proscenio che sovrasta la prima città del nuorese.

Lo sguardo del Redentore

Del resto la veduta che dalla Statua del Redentore si staglia sino a valle andrebbe dritta a scontrarsi con quelle pale d'acciaio su quell'area che nel progetto è denominata "Intermontes", ma che in realtà dovrebbe coincidere con la località "Intramontes", l'unico toponimo riconducibile a quel progetto tenuto nascosto negli uffici del Ministero della Transizione Ecologica. A governare lo sbarco spagnolo in terra sarda questa volta non sono i "vicerè". A firmare le carte societarie ci sono i numeri uno, a partire da Duarte Melo de Castro Belo, Presidente e Direttore operativo di EDP Renewables Portugal. Non è un caso che proprio l'hombre più alto in grado sia a capo di un vero e proprio scacchiere societario che ha messo la Sardegna nel mirino.

Scatole spagnole

Il progetto è stato ufficialmente presentato da Edp Renewables Italia Holdings, 100% della capogruppo europea, ma dietro le quinte spunta anche la Edpr Sardegna, una srl da "miseria", con appena 10 mila euro di capitale versati. Duarte Melo de Castro Belo gioca su tutti i tavoli e non si lascia sfuggire la presidenza del consiglio di amministrazione della società dal richiamo tutto sardo, con sede al numero 8 di via Roberto Pepetit a Milano, ma con portafoglio sempre in Spagna. I signori del vento venuti dalla penisola iberica a piazzare pale eoliche sui crinali della Barbagia, però, non godono di buona memoria.

Smemorati

Hanno scordato quella più remota e difettano pure in quella recente. Era giugno del 2013 quando i loro conterranei, quelli della Gamesa, altra multinazionale del vento, tentarono lo sbarco alle porte di Nuoro. Gli andò male, furono respinti senza troppi convenevoli. E il progetto di allora, sempre spagnolo, era posizionato un po' più lontano dalle porte della città di Grazia Deledda, e anche sul piano della potenza risultava più contenuto, 9 pale da 2 megawatt ciascuna. Oggi l'impatto sarebbe molto più devastante, considerato che il nuovo parco eolico non solo sarebbe il biglietto d'ingresso della città, ma andrebbe ad impattare sull'intero paesaggio, compresi i tanti Nuraghi che finirebbero per fare da corollario a quegli "affettatori" del cielo piazzati sui crinali di Intramontes.

Hombres del vento

Un vero e proprio sfregio a quell'orizzonte che inciderebbe non solo su quel versante, ma andrebbe a ferire anche lo sguardo del Redentore, al culmine dell'Ortobene, da sempre la montagna dei nuoresi. Un paesaggio che va ben oltre lo spazio fisico di quella cima. Grazia Deledda ne traguardò per sempre il suo valore: «No, non è vero che l'Ortobene possa paragonarsi ad altre montagne; l'Ortobene è uno solo in tutto il mondo, è l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi». Ora, però, 324 anni dopo, con un silenzio d'altri tempi, sui crinali di Nuoro, nel cuore dell'Isola, stanno tornando gli spagnoli, gli "hombres" del vento. 

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