L’interrogatorio del sacerdote, inizialmente previsto per ieri, si terrà dunque oggi su richiesta dell’avvocato Anna Maria Uras. Il rinvio è stato motivato con la necessità di esaminare la documentazione presentata dall'accusa e nella quale si sostiene che don Usai, da più di 30 anni impegnato a favore dei detenuti, soprattutto di quelli extracomunitari, non avrebbe esercitato il necessario controllo sugli ospiti della Comunità "Il Samaritano", in particolare sulle donne, che erano detenute in affidamento e dovevano rispettare precisi obblighi imposti dal Tribunale di sorveglianza.

INTERROGATO IL NIGERIANO E' durato solo pochi minuti l'interrogatorio di garanzia di Alphonsus Eze, il nigeriano di 35 anni arrestato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nell'ambito dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il direttore della Comunità per il recupero di detenuti ed ex detenuti "Il Samaritano", don Giovanni Usai. L'imputato, assistito d'ufficio dall'avvocato Antonello Cosseddu, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo l'accusa faceva da palo fuori dalle stanze dove alcune ospiti della Comunità, tutte donne nigeriane, si prostituivano e in una di queste occasioni avrebbe intascato una percentuale sulla tariffa pagata dal cliente per la prestazione.

L’INDAGINE - Secondo i Carabinieri il via vai di persone estranee nei locali del Samaritano era molto intenso e la cosa, che andava avanti almeno dal 2005, non sarebbe dovuta sfuggire al religioso. Don Usai deve rispondere anche di un'accusa particolarmente infamante per un sacerdote: violenza sessuale per un episodio avvenuto nel 2009.

Secondo gli inquirenti avrebbe chiesto a una nigeriana una prestazione sessuale in cambio dell'assunzione a tempo indeterminato, poi concessa, che le avrebbe consentito di ottenere il permesso di soggiorno e restare in Italia. L'inchiesta scattata all'inizio del 2010 ha portato all'arresto anche di un nigeriano di 35 anni, Eze Alphonsus, il quale pare facesse da palo alle ragazze durante gli incontri a pagamento e, in almeno un'occasione, si sarebbe anche fatto consegnare una percentuale sul compenso. Solo di favoreggiamento deve rispondere anche un terzo ospite della Comunità, anche lui nigeriano, che però è sfuggito all'arresto e ora è ricercato. Nessuno dei collaboratori del sacerdote arrestato crede alle accuse e qualcuno parla addirittura di un complotto orchestrato per danneggiare la Comunità. Tutti sono rimasti al loro posto di lavoro, continuando le normali attività.

LA DIOCESI - L'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, in ritiro nella comunità di Schoenstatt, in Germania, con una nota pubblicata ieri sul sito della Diocesi, si è detto "dispiaciuto e sorpreso" per quanto accaduto, comunque "vicino nella preghiera a don Giovanni e fiducioso nel corso della giustizia". L'arcivescovo invita tutto "il presbiterio arborense a unirsi nella preghiera per un proprio confratello che in questo momento sta soffrendo". Monsignor Sanna rientrerà a Oristano questo pomeriggio e spera di avere la possibilità di incontrare don Giovanni già venerdì 31. Nel frattempo ha già convocato il Collegio dei consultori della Diocesi in vista di una decisione sulla nomina di un commissario per la Comunità Il Samaritano e di un nuovo cappellano per la casa circondariale di Oristano.

DENUNCIA DEI NAS - Nuovi guai giudiziari per il direttore della Comunità di recupero "Il Samaritano" don Usai. Il religioso è stato denunciato anche per detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione e macellazione clandestina. Le nuove contestazioni sono arrivate al termine di una perquisizione eseguità nella comunità dai Carabinieri della Compagnia di Oristano con la collaborazione dei colleghi del Nucleo antisofisticazioni e del Nucleo operativo ecologico. A don Usai sono state addebitate una serie di sanzioni amministrative per la preparazione di alimenti da parte di personale privo delle necessarie autorizzazioni sanitarie e per detenzione di 15 maiali privi del marchio col codice aziendale e non inseriti nel registro di carico e scarico. Durante l'operazione dei Carabinieri sono stati sequestrati alimenti e attrezzature per un valore di circa 60 mila euro.
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