Mohamed Arkab non si dà pace. Il potentissimo Ministro algerino dell’Energia, una sorta di deus ex machina del vero potere nel nord Africa, ha un solo obiettivo: sostituirsi alla Russia come interlocutore privilegiato europeo per le forniture di gas, ma soprattutto diventare protagonista della nuova frontiera dell’energia del domani, l’idrogeno. La strategia del futuro, però, secondo il governo algerino, passa dalla Sardegna. Ieri ad Algeri la firma di nuovo accordo internazionale per far ripartire senza perdere altro tempo il Galsi, il metanodotto Algeria-Sardegna-Italia. Questa volta a sottoscrivere l’intesa è nientemeno la Germania di Olaf Scholz, il cancelliere tedesco alla ricerca di una via mediterranea per l’approvvigionamento del gas.

Germania & Galsi

L’accordo è una partnership pesantissima con un obiettivo a breve, medio e lungo termine. In pratica il piano punta a realizzare il metanodotto con la Sardegna per consentire di far arrivare anche in Germania nuovo gas e, soprattutto, in prospettiva, idrogeno verde, quello prodotto dall’energia solare dei paesi del Maghreb. La via tracciata dai tecnici di Algeri è tanto lungimirante quanto elementare: hanno il gas, ancora in quantità importanti, e dispongono di energia solare senza limiti. Il tema si riassume: coniugare l’emergenza gas dei prossimi anni con un approccio concreto e dinamico verso un futuro energetico che per l’Algeria si chiama idrogeno. Tradotto significa concepire e realizzare nuove reti di distribuzione primaria, praticamente metanodotti, con una tecnologia di terza generazione, in grado di trasportare sia metano che idrogeno, tutte e due appartenenti alla famiglia dei gas, ma con caratteristiche diverse.

Il piano dell’Algeria sta assumendo, giorno dopo giorno, le caratteristiche di un vero e proprio piano Marshall per l’idrogeno verde, quello prodotto dal sole e dal vento, unica tecnologia in grado di mettere a sistema, dandogli potenza e continuità energetica, le energie rinnovabili. La partita algerina è uno scacchiere di alleanze che si sta dispiegando su tutto il fronte europeo con un progetto tanto urgente quanto lungimirante: realizzare il Galsi, gasdotto Algeria-Sardegna-Italia. L’accordo tedesco-algerino di ieri è l’ultimo in ordine di tempo. Il primo passaggio strategico è stato siglato l’11 ottobre scorso sempre ad Algeri in occasione del secondo business forum energetico tra Algeria e Unione Europea. Con il Ministro algerino dell'Energia e delle Miniere, Mohamed Arkab, c’era il numero uno dell’Europa per l’Energia, il commissario europeo Kadri Simson. A suggellare l’evento la presenza del Premier algerino, Aymen Benabderrahmane. Le carte in quell’occasione erano state pianificate nel minimo dettaglio: l’Europa chiede la transizione ecologica, l’Algeria gli offre un metanodotto di ultima generazione, il Galsi, per trasportare subito gas e immediatamente dopo idrogeno verde. Passa qualche settimana e Arkab vola a Roma per la più importante conferenza di dialogo tra Europa e Mediterraneo. È il primo dicembre quando, davanti al Governo italiano e ai vertici dell’Eni, il suo ragionamento si fa ancora più esplicito: «Il riavvicinamento e la cooperazione in questa regione (il Maghreb) devono essere inclusivi e affrontare tutti gli aspetti a partire da quelli legati all'energia e non limitarsi agli idrocarburi». Per il Ministro che dialoga da Bruxelles a Berlino, il passo dalla strategia alla concreta attuazione è breve: «Abbiamo un programma di investimenti molto ambizioso nel campo degli idrocarburi stimato in oltre 40 miliardi di dollari consentendoci di mantenere un livello di produzione di 110 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale, di cui oltre il 50% è destinato all'esportazione».

Sguardo al futuro

La conclusione è un programma energetico a lunga gittata: «Siamo pronti a rilanciare e aggiornare gli studi del gasdotto Galsi, che collegherà l'Algeria alla Sardegna, consentendo all’Italia di rafforzare il suo ruolo di hub europeo del gas». Nell’Italia dell’Eni, però, per adesso, il “chiassoso” silenzio è un sottofondo ingiustificabile a quelle sempre più decise esortazioni algerine. La Sardegna ora ha la possibilità di ribaltare la storia e diventare protagonista e centrale nel Mediterraneo, a partire dall’energia. Da una parte potrebbe recuperare il gap degli ultimi 50 anni e dall’altra ricoprire il ruolo di apripista rilanciando il progetto per essere la prima Isola dell’Idrogeno al mondo. Una partita sulla quale la Sardegna non può più stare a guardare.

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