Alcoa, continua la protesta:uno striscione davanti al Papa
Non si ferma la mobilitazione dei lavoratori dell’Alcoa. Ieri mattina sono stati bloccati i cancelli, impedendo ai dirigenti l'accesso in fabbrica. Nuova iniziativa oggi a RomaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Neanche la pioggia e la giornata prefestiva hanno fermato i lavoratori dell’Alcoa, che ieri mattina a Portovesme hanno impedito l’accesso in fabbrica ai dirigenti con una vera e propria muraglia umana. Una forma
di protesta contro l’atteggiamento della multinazionale americana e l’ipotesi della fermata tecnica, che si avvicina a grandi passi: ieri in fabbrica si
sarebbe dovuto svolgere proprio un incontro tra vertici aziendali, segreterie dei metalmeccanici e Rsu di fabbrica a proposito della fermata.
FERMATI I DIRIGENTI. Incontro che organizzazioni sindacali e lavoratori hanno di fatto reso impossibile bloccando l’accesso allo stabilimento di
Portovesme. Il primo a trovarsi coinvolto nell’iniziativa dei lavoratori è stato il capo del personale che, già all’interno della fabbrica, è stato invitato a uscire. «Non vogliamo neanche sentir parlare di fermata tecnica- dice Rino Barca,
segretario della Fsm Cisl- tutti i nostri sforzi e le nostre energie sono concentrate ad impedire questa eventualità». Per Franco Bardi, segretario
della Fiom Cgil, «siamo in una fase cruciale e il Governo potrà dire di aver fatto tutto il possibile solo se si eviterà la chiusura di questo stabilimento».
CANCELLI BLOCCATI. Tra i lavoratori che bloccano i cancelli l’argomento del giorno è ovviamente la clamorosa iniziativa di venerdì, con l’occupazione dell’aeroporto di Elmas, e il blocco totale di arrivi
e partenze per alcune ore. Protesta eclatante culminata solo con l’anticipo dell’incontro a Palazzo Chigi, dal 5 al 2 febbraio. «Siamo soddisfatti di essere riusciti a trasferire la nostra vertenza ai massimi livelli istituzionali - dice Andrea Cuccu, segretario dellaUilm- ora aspettiamo l’incontro».
I PREPARATIVI PER ROMA. Fervono i preparativi per la partenza di lunedì pomeriggio, quando circa 400 persone (considerando i soli lavoratori Alcoa e delle imprese) si imbarcheranno da Cagliari verso
il porto di Civitavecchia, per presidiare piazza Colonna durante l’incontro previsto a Palazzo Chigi per martedì, solo a tarda sera, cioè verso le 20,30. «Abbigliamento da lavoro, caschetto e sacco a pelo, ecco il nostro bagaglio», dice Sergio Pisu, delegato Cub della Rsu.
IL SULCIS SI FERMA. E mentre i lavoratori saranno a Roma, martedì mattina il Sulcis si fermerà: i sindaci hanno lanciato la proposta di tenere chiuse le scuole e le attività commerciali, per solidarietà agli operai che rischiano di perdere il posto di lavoro. «Tutto il territorio è coinvolto
in questa crisi e fermarsi il giorno in cui è previsto il vertice è un segnale forte e preciso
che vogliamo dare», dice Tore Cherchi, sindaco di Carbonia, che con i capigruppo
ha firmato un documento che invita alla mobilitazione tutte le categorie produttive.
STRISCIONE ALL’ANGELUS. E anche per oggi gli operai Alcoa hanno in serbo un’iniziativa: una delegazione di lavoratori, con striscione al seguito, sarà in piazza San Pietro a Roma per l’Angelus del Papa. Insomma tante iniziative per l’ultimo miglio della vertenza, quello più faticoso, dove emergono tutta l’ansia e la tensione di centinaia di lavoratori ad un bivio: fabbrica salvata in extremis, oppure fermata inesorabile dal 6 febbraio. A Portovesme le scorte di materia prima dovrebbero essere sufficienti per un’altra settimana e i lavoratori temono che la fermata possa iniziare a breve. Di sicuro, se
l’Alcoa non farà marcia indietro, il 5 febbraio si perfezionerà la procedura di cassa integrazione
per tutti i dipendenti, a zero ore. Una corsa contro il tempo, per scongiurare un epilogo che, in un colpo solo, sottrarrebbe 2000 buste paga al Sulcis dei cassintegrati e della disoccupazione cronica.
ANTONELLA PANI