Un calice di Vermentino di Gallura, per esempio.

"All'estero, e nella penisola, il successo è legato anche alla potenza evocativa della Sardegna, vista come una terra da scoprire - dice Daniela Pinna, presidente del Consorzio di tutela dell'unico Docg della regione -. Il consumatore lo apprezza perché è un ottimo bianco, ma pure per ricordare la vacanza fatta nell'Isola o per sognarla soltanto".

Non basta la qualità, dunque: i produttori sardi stanno cominciando a lavorare sul serio in tema di comunicazione e marketing. Con un messaggio: c'è la terra del sole e del vento dentro i sentori del vino, la fragranza del pane (peccato però che il grosso del frumento arrivi dal Canada e dall'Est Europa), il profumo dei formaggi.

IL TREND POSITIVO - Nell'Isola che conta sei prodotti a marchio Dop, due Igp, 189 Pat e 33 denominazioni di vini tipici, c'è un fermento imprenditoriale nuovo.

Piccole e medie aziende che affrontano anche il mercato estero e basti dire che dal 2007 l'export dell'agroalimentare è cresciuto del 42% con un giro d'affari di 171 milioni di euro (sui 368 milioni del totale delle produzioni manufatturiere).

IL MARKETING - "Stiamo lavorando da tempo sulle possibilità di respiro internazionale delle nostre piccole e medie imprese - spiega Stefano Mameli, segretario di Confartigianato -. Organizziamo corsi, seminari, fiere per far capire che per arrivare sul mercato estero l'ostacolo non è tanto la dimensione minima dell'azienda, o la produzione limitata visto che magari se non i centri commerciali puoi servire i ristoranti. Non è un ostacolo neanche la logistica perché oggi ci si può rivolgere agli operatori che curano questo servizio. Il problema è invece la commercializzazione del prodotto, il packaging, la presentazione. Se vai all'estero e vuoi far competere il tuo olio con quello turco, spagnolo e pugliese, devi raccontare la Sardegna, devi presentare al meglio la tua terra".

Non basta fare un carasau buono, avverte Mameli, "bisogna anche spiegare come si mangia questo pane, quali sono le qualità del prodotto".

Nel nord Europa "vanno le monoporzioni"; in Russia "non conta il prezzo, ma quante volte il prodotto viene battuto in cassa".

LE NUOVE LEVE - Si sta arrivando così nei mercati del nord Europa, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna. E in Russia ("dove ci sono grandi potenzialità"), in Cina, nel mondo arabo.

"C'è molto fermento, anche perché - dice il dirigente di Confartigianato - sono tanti i giovani imprenditori. C'è stato un ricambio generazionale importante, le nuove leve stanno dimostrando piglio e capacità d'innovazione".

IL SERVIZIO - Questo "nuovo fermento" lo notano anche dagli uffici del Servizio certificazione, verifiche e controlli di Laore, dove passano le pratiche per l'istruttoria dei marchi di qualità.

"Stiamo notando una crescente richiesta di assistenza da parte delle aziende. Adesso, ad esempio - spiega il dirigente Aldo Derudas - stiamo lavorando su alcuni disciplinari di produzione». Ambiscono al marchio il civraxiu di Sanluri, la panada di Assemini, Oschiri e Cuglieri; il pane zichi di Bonorva. "Poi ci sono anche i comuni che chiedono il marchio collettivo territoriale, come Maracalagonis che presenta l'uva da tavola e il pomodoro di Mara", aggiunge Giuseppe Floris, funzionario del servizio di Laore.

L'ALLEANZA - Floris racconta che oggi le aziende e gli amministratori locali fanno fronte comune quando si tratta di chiedere il riconoscimento di un prodotto.

"Una richiesta che ha sempre un fondamento identitario. E noi - sottolinea - dobbiamo spiegare che qualificare una produzione col marchio è certamente un discorso culturale, ma soprattutto economico".

GRAPPOLI DOLCI - Le nuove leve hanno svecchiato anche il mondo del vino.

"Con il ricambio generazionale - conferma da Olbia la presidente del Consorzio Vermentino di Gallura - le aziende sono cresciute tanto». Quel che manca, avvisa Marcello Usala, presidente dell'ente di tutela del Cannonau, "è una rete dei consorzi che sieda al tavolo con la Regione e i vari enti per programmare risorse, eventi e progetti. Questo è un comparto che può crescere molto".

Piera Serusi

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