Naufragio e omicidio colposo. Sono le ipotesi di reato in calce al fascicolo aperto dalla Procura di Cagliari in seguito al tragico naufragio avvenuto 50 miglia marine al largo di Sant'Antioco, nel sud Sardegna, sabato notte. 

Sette migranti (sei uomini e una donna), partiti dal porto algerino di Skikda e diretti in Sardegna, sono stati salvati, ma si contano purtroppo una vittima accertata e sei dispersi.

In base ai racconti dei sopravvissuti, i migranti, tutti tra i 20 e i 40 anni, erano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva nel mare molto agitato, senza cibo né acqua, quando sono stati avvistati dal cargo Christina B, battente bandiera liberiana, che da Istanbul stava procedendo a sud della Sardegna verso il porto spagnolo di Tarragona.

Appena la motonave si è accostata per il soccorso, gli occupanti si sono gettati in mare: attimi di concitazione nei quali il barchino si è rovesciato ed è stato inghiottito dalle onde. Alcuni sono riusciti a salvarsi, la restante metà, invece, è scomparsa tra i flutti.

Le testimonianze dei superstiti sono state raccolte dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Cagliari e dagli agenti del Commissariato di Carbonia.

In mare, per il trasbordo e il trasferimento dei naufraghi sulla terraferma, è poi intervenuta la Guardia Costiera di Sant'Antioco sotto il coordinamento del comando generale di Roma, mentre le ricerche sono condotte da un Atr 72 della Guardia di Finanza che in queste ore sta effettuando una perlustrazione sul tratto di mare tra Algeria e Sardegna.

I migranti sopravvissuti sono stati condotti al centro di accoglienza di Monastir.

(Unioneonline/l.f.)

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