Anche quest’anno a Natale e a Capodanno nessuno ci rinuncerà. Secondo l’osservatorio nazionale di Federconsumatori ci sarà un aumento dei prezzi dell’8-10 per cento, ma panettoni e pandori nelle tavole dei sardi non mancheranno. Ancora meglio se artigianali: solo a Cagliari se ne dovrebbero produrre circa 15 mila, in tutta la Sardegna tra 40 e 45 mila, dal panificio sotto casa alla pasticceria più importante. Il costo varia, in media, tra 18 e 50 euro a seconda della tipologia.

Andrea Pusceddu, presidente regionale della Federconsumatori, mette in guardia i cittadini: «Per essere considerato artigianale», dice, «un panettone o un pandoro devono rispondere a determinati parametri, sia per quanto attiene gli ingredienti utilizzati che per quanto riguarda le modalità produttive».

Il mercato, almeno stando ai rumors degli operatori e degli addetti ai lavori, sembra comunque rispondere alle attese. E forse anche qualcosa di più: «Solo noi abbiamo in produzione 2.500 pezzi destinati ai privati e alle aziende nell’area di Cagliari», dice Gianluca Aresu, pasticcere, titolare della Piemontese. «Certo, è sempre una scommessa, anche per una questione di costi: il prodotto va consumato entro una certa scadenza perché non utilizziamo conservanti, e nel contempo bisogna studiare un packaging accattivante e utilizzare prodotti di qualità». Tra le richieste che vanno per la maggiore, secondo Aresu, «quest’anno c’è il gusto cappuccino, che realizziamo con cioccolato bianco e caffè, e anche il pistacchio, che deve essere rigorosamente quello di Bronte».

Raffaele Coccodi, titolare di Les Plus Bon, traccia una linea di distinguo tra le produzioni artigianali e quelle industriali: «La nostra azienda ha in previsione di produrre circa 3.500 panettoni. Il punto di forza di un panettone artigianale deve essere l’utilizzo di lievito madre, di prodotti genuini e la freschezza di iniziare a produrre a dicembre e non a giugno come fanno le industrie».

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