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Diabete, come garantire i sistemi di monitoraggio della glicemia
29 maggio 2025 alle 11:55
Roma, 29 mag. (askanews) - Come garantire l'equità di accesso alle tecnologie innovative per il monitoraggio del diabete? Quali sono le azioni concrete da mettere in campo, a livello nazionale e regionale? Queste alcune delle domande a cui si è provato a dare risposta in un incontro organizzato a Roma da Motore Sanità. In Italia almeno 700 mila persone sono in trattamento insulinico, ma l'utilizzo dei sensori (integrati o meno a microinfusore) è inferiore al 50 per cento dei pazienti in quasi tutte le regioni. Lombardia, Sicilia e Sardegna sono tra quelle con maggior utilizzo della tecnologia. Al contrario di Campania, Calabria e Puglia.Lelio Morviducci, consigliere nazionale Associazione medici diabetologi, spiega: "Credo che il nostro sistema sanitario nazionale sia stato organizzato per quello che erano patologie che si svolgevano in un periodo di tempo. Attualmente le cose sono cambiate, grazie al'innovazione, alle tecnologie, grazie ai farmaci nuovi. Quindi molte patologie oncologiche, il diabete, lo scompenso cardiaco, sono patologie cui noi facciamo fronte tutti i giorni con i pazienti. Dall'insorgenza della malattia sino a fine vita, quindi per decine di anni molte volte. Un coordinamento nazionale deve presiedere tutte le regioni e quindi evitare che ci siano delle frammentazioni".Eppure il diabete è considerato una vera e propria epidemia: rappresenta la prima causa di cecità; la prima causa di amputazione degli arti inferiori; la seconda causa di insufficienza renale fino alla dialisi o al trapianto; è poi ritenuto concausa di almeno il 50 per cento degli infarti e degli ictus.Raffaella Buzzetti, presidente della Società italiana di diabetologia, sottolinea: "Bisognerebbe avere un coordinamento nazionale o comunque delle direttive nazionali che possano permettere l'implementazione nell'utilizzo, ad esempio di strumentazioni e tecnologie come sensori e microinfusori piuttosto che di farmaci. Contemporaneamente, una volta approvati i farmaci dall'Aifa i vari dispositivi dagli enti regolatori. Un coordinamento nazionale è fondamentale".In Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità, sarebbero tra i 3 milioni e 400mila ed i 4 milioni le persone con diabete. Con una ulteriore quota di almeno 1 milione e 500mila che non sanno di averlo ed altri 4 milioni ad alto rischio di sviluppare la malattia.Morviducci aggiunge: 'La vita del paziente diabetico negli ultimi 20 anni è cambiata in meglio, notevolmente. Questo da grossa speranza affinchè si possa arrivare a curare, alcune volte in modo anche risolutivo, ma per rendere la vita molto più semplice rispetto a quello che era solo 20 anni fa, in cui i pazienti avevano grosse difficoltà nella vita di tutti i giorni'.E' fondamentale giocare d'anticipo per i pazienti affetti da diabete, prevenendo le complicanze grazie al monitoraggio in continuo della glicemia.Buzzetti spiega: 'Noi chiediamo soprattutto che le società scientifiche, i rappresentanti delle società scientifiche, che sono democraticamente eletti dalla comunità diabetologica e quindi veramente rappresentano, nel nostro caso, la comunità. Possano sedere ai tavoli in cui vengono prese alcune decisioni, per dare un loro contributo da tecnici, da specialisti. Faccio riferimento all'Aifa, faccio riferimento a quando si discute dei Livelli essenziali di assistenza. Perché avendo tutti i giorni la continuità della cura della persona con il diabete possiamo veramente essere consapevoli di tutte le novità, le innovazioni, nel momento in cui vengono pubblicate, potremmo dare un valido contributo'.Garantire accesso ampio ed equo ai sistemi innovativi di monitoraggio della glicemia è un investimento sostenibile in grado di offrire più salute ai cittadini.Ugo Cappellacci, presidente della Commissione affari sociali della Camera, chiarisce: "La sfida del sistema sanitario nazionale si può giocare su più fronti ed uno di questi è un meccanismo che consente di avere un accesso equo e senza diseguaglianze sul territorio nazionale. L'esistenza di 21 sistemi diversi, quello delle regioni e quello delle province autonome, che gestiscono la sanità, spesso crea problemi, anche di equità di accesso. Sono un autonomista convinto, vengo da una regione e statuto speciale, però credo che sia necessario fare un passo in questa direzione e cercare di intervenire con sistemi che consentano di avere una equità di accesso attraverso un governo nazionale".