Possibili, durissimi contraccolpi per il settore agroalimentare italiano dopo l’introduzione dei dazi al 20% da parte dell’amministrazione Usa guidata da Donald Trump.

Secondo le stime Svimez, l’impatto complessivo potrebbe portare a una perdita fino allo 0,2% del PIL nazionale, mettendo a rischio oltre 50.000 posti di lavoro e comportando una riduzione dell'export tra il 13,5% e il 16,4% nei settori chiave non solo dell’agroalimentare, ma anche in quelli di chimica e farmaceutica.

In questo fosco scenario, la Sardegna – dicono gli analisti – sarà una delle regioni più colpite. Questo perché – assieme a Molise e Sicilia – è uno dei territori italiani dove le imprese sono più vulnerabili a causa della scarsa diversificazione. Contraccolpi ovviamente anche per le regioni leader dell'export come Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana.

UCI – «L'introduzione dei dazi statunitensi al 20% sui prodotti italiani – commenta il presidente dell'Unione Coltivatori Italiani, Mario Serpillo – è una misura profondamente ingiusta e gravemente dannosa, che colpirà in modo diretto e sproporzionato il nostro comparto agroalimentare. Le ripercussioni economiche saranno pesantissime: si stima un impatto potenziale tra i 4 e i 7 miliardi di euro per l'economia italiana, con effetti a catena su occupazione, investimenti e competitività. È necessario – aggiunge Serpillo – che l'Europa si attivi immediatamente sul piano diplomatico - conclude il presidente dell'UCI, Mario Serpillo - e che il governo italiano metta in campo misure urgenti per sostenere le imprese colpite. Difendere il Made in Italy e agroalimentare non è solo una questione commerciale: è un atto dovuto verso le migliaia di produttori che portano nel mondo la nostra identità agricola».

COLDIRETTI – «È essenziale evitare che la tensione commerciale tra Europa e Stati Uniti si trasformi in un conflitto dagli effetti disastrosi, con ripercussioni dirette su cittadini e agricoltori da entrambe le parti. Un'escalation dei dazi metterebbe a rischio interi settori produttivi, colpendo non solo le aziende ma anche i consumatori». Lo dice Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna. Che aggiunge: «A questo si aggiunge la crescente minaccia dell'italian sounding, un fenomeno che già oggi sottrae all'economia italiana miliardi di euro e che interessa da vicino anche la Sardegna, le cui eccellenze - pensiamo al pecorino - sono sotto attacco». 

«Al di là delle decisioni americane – prosegue Cualbu – l'Italia e l'Europa unita devono proseguire il dialogo, perché la logica dei dazi e delle ritorsioni commerciali si è dimostrata nel tempo miope e dannosa per tutti. Serve una soluzione diplomatica da portare avanti in sede europea, perché solo con una posizione forte e unitaria possiamo realmente difendere le nostre imprese». E ancora: «Nel primo mandato di Trump, il pecorino romano fu risparmiato dai dazi della prima ondata e auspichiamo che anche questa volta possa esserci un esito positivo, non solo per questo prodotto simbolo della Sardegna, ma anche per il vino e l'olio, pilastri delle esportazioni sarde negli Usa. Siamo certi che i consumatori americani, ormai affezionati ai prodotti italiani e sardi, continueranno a sceglierli, ma è evidente che un sistema basato sui dazi finirebbe per colpire soprattutto le fasce di popolazione meno abbienti, che vedrebbero ridotte le proprie possibilità di accesso a prodotti di qualità».

(Unioneonline/l.f.)

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