Dopo l'embargo sui maiali sardi dovuto alla Peste suina africana, per gli allevamenti suinicoli è arrivato il colpo di grazia.

A sferrarlo è l'emergenza Coronavirus che ha bloccato anche la compravendita di maialetti da latte dentro i confini della Sardegna.

"Il settore già fortemente compromesso tanto dalla crisi economica degli ultimi anni quanto delle limitazioni sulla libera circolazione ed esportazione delle carni in conseguenza delle misure applicate per l'eradicazione della Peste suina, oggi rischia di essere raso al suolo dalla diffusione del Covid-19", dicono Fausto Soi e Tommaso Soi, allevatori di Siurgus Donigala.

E proprio nel paese dell'alta Trexenta ci sono oltre 100 aziende suinicole per una produzione di 80.000-90.000 maialetti da latte all'anno.

A causa del crollo dei consumi le poche macellerie che si sono rifornite hanno acquistato la carne viva a 3 euro al chilo, esattamente metà prezzo rispetto allo scorso anno.

La contrazione delle vendite, che si sta verificando e che sicuramente si accentuerà nelle prossime festività pasquali, vista anche la chiusura di ristoranti, agriturismi e delle altre strutture ricettive in conseguenza dei provvedimenti adottati a livello nazionale, avrà certamente gravissime ripercussioni sugli allevamenti sardi del comparto suinicolo determinando perdite economiche considerevoli.

"È necessario che la Regione si mostri sensibile alla grave crisi che stanno soffrendo i produttori suinicoli sardi, da considerarsi senz'altro uno dei maggiori volani dell'economia agropastorale sarda e adotti - chiedono gli allevatori -, con determinazione ed attenzione, tutte le più opportune misure al fine di sostenere il settore e dare il necessario aiuto di cui hanno bisogno le famiglie che ruotano attorno allo stesso".
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