Al via il confronto dei sindacati con il governo.

A Palazzo Chigi i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil incontrano il premier Mario Draghi, il ministro del Lavoro Andrea Orlando e quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.

Molti i temi in agenda: oltre a quello della salute e sicurezza sul lavoro, considerato prioritario, gli investimenti del Piano nazionale ripresa resilienza, la fine del blocco dei licenziamenti e le riforme in fase di discussione, tra cui quella degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, del fisco e delle pensioni.

Sul tavolo ci saranno anche tante questioni, che rientreranno nella prossima legge di Bilancio e che - questa la posizione dei sindacati - vanno affrontate con una tempistica molto stretta, in modo che vi sia la possibilità di un confronto "vero", di una discussione capitolo per capitolo e non una "semplice" informazione da parte del governo su decisioni già prese, come ha spiegato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini alla vigilia dell’incontro.

D'accordo con lui i leader di Cisl e Uil: Luigi Sbarra chiede infatti un "confronto strutturale", mentre Pierpaolo Bombardieri rimarca di essere "pronto e subito" a sedersi al tavolo.

"Mi aspetto che domani sera il presidente del Consiglio indichi un calendario preciso" di prossimi incontri, ha detto ancora Landini, augurandosi anche di ottenere risposte immediate: in assenza, si dice pronto alla mobilitazione.

Resta aperta anche la discussione sul salario minimo, sostenuta dall'asse Partito democratico-M5s-Leu, su cui sindacati e Confindustria sono concordi nel sostenere che vada definito nei contratti e non per legge: "Abbiamo la stessa posizione, siamo per rafforzare la contrattazione perché garantisce tutti, e l'esempio ci viene da Ita", ha dichiarato il presidente degli industriali, Carlo Bonomi.

La soglia minima potrebbe aggirarsi intorno ai 9 euro l'ora.

La Cgil rilancia intanto la proposta di una legge sulla rappresentanza, contro i contratti pirata e per l'efficacia erga omnes dei contratti nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi.

L’ipotesi non trova però la sponda di Cisl e Uil, per i quali la via maestra resta quella degli accordi e dell'autonomia delle parti. 

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata