I dazi imposti dall’amministrazione Usa di Donald Trump sulle merci importante negli Stati Uniti rappresentano un «altro colpo in una crisi economica generale che sta già da tempo determinando un calo dei consumi di vino che subisce anche alcune politiche di demonizzazione».

Lo dice Valentina Argiolas, direttrice marketing e comunicazione dell'omonima azienda sarda di Serdiana che produce il pluripremiato Turriga.

«Il mercato Usa per noi è il terzo dopo Italia, che rappresenta il 60% del nostro fatturato, e la Germania - sottolinea Argiolas - ed esportiamo circa 200mila bottiglie (il 10% del fatturato totale), ma da due settimane l'importatore americano ha temporaneamente sospeso le partenze per gli States e 20 pedane dei nostri vini sono ancora ferme a Livorno dove c'è il deposito a causa di un un accordo dei sindacati di tutti gli importatori di vino americani per bloccare le importazioni in modo da far sentire la loro voce al governo. A oggi non abbiamo nessuna novità, ma attendiamo di ricevere notizie nelle prossime ore».

Sulle politiche da adottare a livello nazionale ed europeo per rispondere alla “guerra commerciale” innescata dall’amministrazione Trump, Argiolas afferma: «L'idea potrebbe essere quella di fare attutire il costo tra importatore e produttore, così come aveva fatto la Francia con gli altri dazi introdotti da Trump nel suo primo mandato, senza riversarlo sul prezzo finale del prodotto. Però questa è solo un'ipotesi, però noi non sappiamo se sarà fatto: sicuramente, ci sarà un aumento dei prezzi e un ulteriore calo dei consumi che sono già in calo».

(Unioneonline/l.f.)

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