"Per poter fruire appieno dei benefici derivanti dalle condizioni espansive determinate dalla politica monetaria della Bce serve il contributo delle riforme volte a ridurre le debolezze strutturali della nostra economia, debolezze che accentuano le difficoltà congiunturali".

Lo ha dichiarato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un passaggio del suo intervento a Roma, al 25esimo Congresso di Assiom Forex, in cui ha commentato gli ultimi dati dell'Istat, che ha stimato un calo del Pil dello 0,2% a dicembre. Un dato che mostra come il nostro Paese sia in recessione tecnica.

Tra le debolezze indicate da Visco ci sono "in primo luogo l'incertezza sulla crescita, oltre che sull'orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull'economia".

"La domanda interna ha risentito del marcato aumento dell'incertezza, legato prima ai dubbi sulla posizione del Paese riguardo alla partecipazione alla moneta unica, poi al difficile percorso che ha portato alla definizione della legge di bilancio, segnato da contrasti con la Commissione europea risolti solo alla fine dell'anno", ha aggiunto, "l'aumento dei premi per il rischio sui titoli di Stato che ne è derivato si è trasmesso al costo della raccolta obbligazionaria del settore privato, in un contesto di flessione dei corsi azionari".

Il governatore si è poi rivolto al governo gialloverde, ribadendo la necessità di "progressi decisi nella creazione di un ambiente più favorevole all'innovazione e all'attività d'impresa"; occorre inoltre incentivare "la partecipazione al mercato del lavoro, innalzata la qualità del capitale umano, aumentata l'efficienza dei servizi pubblici".

Ricordando poi come sia tutta l'economia mondiale a frenare, Visco ha però spiegato che "dal 1999 il tasso di crescita annuo dell'economia italiana è risultato in media inferiore di un punto a quello dell'area dell'euro. In assenza di risultati consistenti sul piano strutturale, quelli che a livello internazionale sono rallentamenti di natura congiunturale tendono da noi a trasformarsi in un ristagno o in un calo dell'attività produttiva".

(Unioneonline/F)
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