I dazi e l'instabilità della situazione politica in Italia non fermano l'export delle piccole e medie imprese (Pmi) della Sardegna verso gli Usa e i Paesi arabi.

Nel 2017, al netto dei prodotti energetici e petroliferi, i rapporti commerciali con gli Usa hanno superato quota 102 milioni, anche se sono in leggero calo (-0,9%). Un vero e proprio boom invece quello delle esportazioni agli Stati della Lega Araba, che hanno toccato i 140 milioni facendo registrare un clamoroso +43,8% rispetto al 2016.

È quanto emerge da due dossieri elaborati da Confartigianato Sardegna su dati Istat.

Alimentari soprattutto, ma anche prodotti in legno e metallo, pelletteria, abbigliamento, mobili e ceramiche, prodotti chimici, macchinari e attrezzature: questi i prodotti più venduti.

Tornando ai Paesi arabi, a fare la parte del leone negli acquisti dalle pmi sarde è l'Arabia Saudita, con quasi 53 milioni. Seguono Egitto (34), Emirati Arabi Uniti (24), Bahrein (8), Qatar (quasi 7), Tunisia (più di 4), Marocco (2) e Algeria (1,9).

Ed è quasi tutto made in Cagliari, la provincia che esporta prodotti per 132 milioni.

Verso gli Usa sono stati invece esportati 102 milioni di euro di prodotti, di cui 96 milioni (93,8%) di alimentari, e la restante parte suddivisa tra legno (3%), metallo (1,8%), abbigliamento (0,8%) e altri prodotti. La maggior parte dei prodotti in questo caso è made in Sassari (60 milioni circa). Segue Nuoro con 19, poi Cagliari con 14, il resto è suddiviso tra le restanti province.

"Guardare fuori i nostri confini per fare affari è un imperativo per il sistema economico sardo", sottolinea il presidente di Confartigianato Sardegna Antonio Matzutzi, che poi si sofferma sugli scambi con gli Usa, diventati per le pmi sarde il terzo mercato di sbocco a livello mondiale dopo Germania e Francia. E lancia l'allerta sui dazi: "Non possiamo sapere ora come evolverà la situazione, ma è compito della nostra assoziazione spingere da subito le imprese a trovare nuove vie commerciali. Mi auguro comunque che l'Europa riesca a trovare le modalità necessarie a gestire e limitare le ricadute delle decisioni americane tramite un'autorevole azione di diplomazia commerciale".

(Unioneonline/L)
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