"L'Unione europea è fondata su libero scambio". E, dunque, "guardiamo con preoccupazione agli annunci di potenziali misure protezionistiche".

Nell'intervento davanti alla commissione Affari economici del Parlamento di Bruxelles, oltre a difendere la sua politica monetaria, il presidente della Bce Mario Draghi non ha perso occasione di criticare l'amministrazione Trump. In particolare, l'annuncio del presidente Usa di voler allentare le regole finanziarie adottate dopo il caso Lehman Brothers (la banca d'affari lasciata fallire nel 2008).

Anche se è ancora presto per giudicare le intenzioni del nuovo presidente Usa, "basandoci sull'esperienza della nostra storia – ha detto Draghi - l'ultima cosa che ci serve è un rilassamento delle regole". Replicare le condizioni alla base della grande crisi scoppiata nel 2007 - insomma - "è qualcosa di molto preoccupante".

Non solo. Prendendo spunto dalle osservazioni giunte da Washington circa eventuali strategie tedesche, il presidente Bce ha chiarito che non esiste alcuna manipolazione dell’euro: "Le politiche monetarie - ha osservato - riflettono le diverse posizioni nel ciclo economico dell'Eurozona e degli Usa", precisando che nel 2013 il tasso di cambio tra euro e dollaro era di 1,40 e il surplus della Germania con gli Usa era già del 6%.

EURO IRREVERSIBILE - Alla vigilia del 25esimo anniversario del Trattato di Maastricht, Draghi ha dunque affermato che quell'accordo rappresentò una "decisione coraggiosa", che "segnò una nuova tappa nel processo dell'integrazione europea". "Grazie alla moneta unica abbiamo creato legami che sono sopravvissuti alla peggiore crisi economica del dopoguerra", perché la creazione dell'euro "ha rappresentato un notevole rafforzamento dell'impegno politico che ci ha tenuto insieme per 60 anni". Secondo il banchiere centrale, l'euro resta dunque "irreversibile".

OBIETTIVO INFLAZIONE - Quanto alla politica monetaria, "sebbene i rischi più gravi di deflazione siano scomparsi", la strategia della Bce "prevede che non si debba reagire a singoli dati e ad aumenti di breve durata" dell'inflazione. Anzi, "la resilienza mostrata dall'Eurozona nel 2016 nonostante una serie di shock negativi dimostra che siamo sulla strada giusta e indica anche che le riforme a livello nazionale ed europeo stanno dando risultati in termini di crescita economica".

RIFORME OK - "Nel corso degli ultimi due anni, il Pil pro capite è aumentato del 3% nella zona euro, confrontandosi bene con altre economie avanzate importanti". Mentre "il sentiment economico è al suo livello più alto in cinque anni" e "la disoccupazione è scesa al 9,6%, il livello più basso dal maggio 2009". Draghi ha quindi aggiunto che "il rapporto tra debito pubblico e Pil è in calo per il secondo anno consecutivo": si tratta di "passi nella giusta direzione, ma sono solo i primi".

FOCUS SULLE BANCHE - Per quel che riguarda gli istituti di credito, il presidente dell'Eurotower ha detto che "la redditività delle banche dell'Eurozona si è stabilizzata nel secondo trimestre 2016 e i primi dati per il terzo trimestre sembrano essere in linea con quelli del secondo". E l'idea di una bad bank a livello europeo? Secondo Draghi, la creazione di una tale asset management company - proposta dal presidente dell'Eba Andrea Enria - "non sarebbe proprio una panacea" per la gestione dei crediti non performanti.

NESSUN PRIVILEGIO PER L’ITALIA - Draghi ha infine chiarito che, nella gestione del "quantitative easing" (il piano di allentamento monetario), la Bce non ha avuto alcun trattamento di favore verso i singoli Paesi, quindi neanche nei confronti dell'Italia.

E circa l'ipotesi di un'Europa a due velocità, di cui si è discusso a Malta, "il concetto non è ancora sviluppato, credo - ha commentato il banchiere - che sia una visione appena abbozzata su cui a questo stadio non sono in grado di esprimere alcun commento".
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