Le vetrine continuano a spostarsi dalla strada alla rete: nei primi tre mesi del 2024 hanno chiuso in provincia di Nuoro 67 aziende del commercio al dettaglio per una media di quasi un negozio al giorno. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le stime dell’ufficio economico della Confesercenti nazionale lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando quasi 2.5 milioni di spedizioni ai clienti, in media di circa 6.800 consegne di pacchi al giorno.

Nel dettaglio, nei primi tre mesi del 2024 il comparto del commercio al dettaglio ha registrato un saldo negativo di 37 imprese per effetto di 67 chiusure e solo 30 aperture a conferma delle difficoltà per le nuove imprese di affrontare un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online.

La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio isolano, anche se a registrare i saldi peggiori sono le province con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, a subire la perdita più rilevante di imprese è la provincia di Cagliari, con un saldo negativo di -164 attività commerciali nel trimestre; seguono Sassari (-79) e Nuoro (-37) e Oristano (-30). In termini relativi, invece, è la provincia di Oristano a far registrare il saldo peggiore perdendo nel primo trimestre 2024 l’1,7%, circa, delle imprese attive, seguono Cagliari (-1,6%), Sassari (-1,2%) e Nuoro (-1%).

Tra chiusure e mancate aperture, in Sardegna il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del -12,9% circa e nonostante questo l’Isola al 31 dicembre 2023 resta ai primi posti tra le regioni italiane per numero di negozi ogni 1000 abitanti (13,4) superata in questa particolare classifica solo da alcune regioni del sud-Italia (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania).

Nella storica provincia di Nuoro il numero di negozi ogni 100 abitanti sale a oltre 14 e questo vuol dire che si dovesse allineare alla media nazionale (12 esercizi ogni mille abitanti) andrebbe a perdere di colpo ulteriori 400 esercizi.

Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco: Irpef, tari, e gli altri tributi (dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità) solitamente pagati dai negozi e non dai colossi dell’ECommerce. Del gettito perduto il 17,4% sarebbe stato di Imu, il 12,6% di Tari, il 42,7% di Irpef, cui si aggiunge il 4,3% di addizionali regionale e comunale Irpef, di Irap (il 13,4%) e infine per altri tributi comunali il 9,7% del totale.

«Nelle piattaforme dell’online - dice Gian Battista piana direttore della Confesercenti Sardegna - si può trovare e comprare di tutto e sempre più persone utilizzano la rete per fare le proprie scelte di acquisto. Questo cambiamento delle abitudini di consumo oltre cambiare profondamente la morfologia delle nostre città ha forte impatto su ricchezza, occupazione e fisco locali: su questo chi ha responsabilità di governo dovrebbe ragionare per analizzare e riflettere sugli effetti collaterali di sistema».

«Le imprese sul territorio, infatti, svolgono un ruolo cruciale non solo nell’economia, ma anche nel tessuto sociale - continua Roberto Cadeddu, presidente dell’associazione - creano ricchezza e occupazione, e contribuiscono alle finanze locali attraverso il pagamento di tasse e imposte. In questo contesto, emerge dunque la necessità impellente di sviluppare una nuova politica europea che possa fornire strumenti adeguati e sostegno alle imprese del territorio, mirata a creare un ambiente più equo e competitivo, garantendo pari condizioni fiscali e il rispetto delle norme poste a tutela della concorrenza».

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