In un clima ancora incerto, attraversato dalle tensioni politiche sulle sorti dell'Unione europea, le borse del Vecchio Continente hanno chiuso in modo contrastato.

Se Francoforte e Londra si sono mantenute sopra la parità (rispettivamente a +0,34% e +0,2%), sono invece finite in ribasso Milano (-0,17%), Madrid (-0,29%) e Parigi (-0,49%).

Pesano ancora la minaccia di "Frexit" evocata da Marine Le Pen (uscita della Francia dall'euro e dalla Nato), le parole di Angela Merkel (che ha auspicato un'Europa a due velocità) e i dubbi sulla stabilità di alcuni governi (in primis quello italiano).

I timori di operatori e investitori hanno così continuato a evidenziarsi sul mercato secondario dei titoli di Stato, dove i periferici sono rimasti sotto pressione. Lo spread tra Btp e Bund – volato ieri oltre quota 200 punti base - si è comunque ridotto e ha terminato a 198 punti, con un rendimento del decennale italiano al 2,34% (dal 2,39% di ieri). Mentre si è ancora allargato il differenziale tra Bund e Oat (titolo governativo francese), arrivato a 76 punti base, con un tasso dell'1,1%.

Sul fronte azionario, la seduta di Piazza Affari ha visto colpire soprattutto il Banco Bpm, peggior titolo del listino con una perdita del 5,98%. Ma sono risultati deboli anche altri istituti del settore, come Bper (-3,46%), Mediobanca (-2,11%), Intesa Sanpaolo (-1,92%) e Ubi Banca (-1,58%).

In positivo invece Unicredit, che ieri – alla partenza del maxi-aumento di capitale da 13 miliardi - aveva lasciato sul terreno quasi il 7%. La banca di piazza Gae Aulenti ha infatti terminato con un lieve progresso dello 0,49%.

Tra i titoli in rosso, si segnala Telecom Italia che ha perso il 2,41% dopo i rialzi di ieri, quando i vertici della compagnia hanno presentato i conti 2016 e le linee guida del piano industriale al 2019.

Le vendite si sono concentrate anche su Fiat Chrysler (-2,91%), in attesa di un accordo con la Germania per chiudere il caso "dieselgate", ma che secondo alcune fonti potrebbe subire una nuova indagine in Francia.
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