Chiusura contrastata per le borse europee, con Londra in progresso dello 0,40% e Francoforte dello 0,21%, mentre Parigi si attesta in parità (+0,04%).

Milano lascia invece sul terreno lo 0,45%, nonostante il dato record sulla produzione industriale italiana, cresciuta dell'1,6% nel 2016 (miglior risultato dal 2010).

In attesa del giudizio di Moody's sul merito creditizio dell'Italia, a Piazza Affari è tornata la pressione sugli istituti di credito, alcuni dei quali hanno oggi comunicato i risultati dello scorso esercizio.

La peggior performance è stata registrata da Bper (-7,83%), che ha diffuso dati 2016 al di sotto delle attese (utile in calo del 90% e dividendo quasi dimezzato). Male anche Banco Bpm (-5,31%) che a mercati chiusi ha annunciato una perdita netta di 1,6 miliardi nel 2016, e Ubi Banca (-5,73%) che ha terminato l'anno con un rosso da 830 milioni di euro.

In negativo anche Intesa Sanpaolo (-0,65%) e Mediobanca (-1,14%), che ieri ha però comunicato un utile trimestrale migliore delle aspettative. Si è invece risollevata Unicredit (+0,56%), al quinto giorno del maxi-aumento di capitale da 13 miliardi.

Nel complesso, le vendite sul listino milanese hanno colpito anche Telecom (-2,55%), Leonardo (-1,25%) e Poste Italiane (-1,23%). E tra gli assicurativi, Unipol (-1,32%) e Unipolsai (-1,05%).

Tra i pochi titoli in rialzo si evidenziano Buzzi Unicem (+2,72%), Brembo (+1,31%) e Azimut (+0,95%).

Sul versante dei titoli governativi, è tornato ad allargarsi lo spread tra Btp e Bund tedesco, che si è riportato al di sopra dei 190 punti base (a quota 193). Il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario è al 2,27%.
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