La situazione internazionale, con le polemiche scatenate dai provvedimenti anti-immigrazione di Donald Trump, ha influito ancora sugli scambi di Borsa. Mentre sale l'attesa per la riunione della Federal Reserve, che domani annuncerà la propria decisione di politica monetaria (sui tassi di interesse).

In questo quadro, le piazze europee sono risultate tutte deboli, con Londra in flessione dello 0,27%, Parigi dello 0,75% e Francoforte dell’1,25%.

Milano ha invece chiuso in ribasso dello 0,9% una seduta molto volatile, che ha visto i titoli bancari ancora sotto pressione (indice a -2,40%). In particolare, hanno sofferto Banco Bpm (-5,12%), Unicredit (-3,97%), Ubi Banca (-3,19%) e Mediobanca (-2,69%).

Male anche Intesa Sanpaolo (-1,27%), che starebbe preparando un'offerta pubblica di scambio (Ops) su Generali (-1,14%), per creare un colosso del risparmio gestito e del private banking.

Unicredit ha invece risentito delle stime preliminari sui conti 2016, annunciate ieri, che registrano una perdita superiore alle attese e pari a 11,8 miliardi di euro, dopo nuove svalutazioni per un miliardo. Il tutto a pochi giorni dall'avvio del maxi-aumento di capitale da 13 miliardi (che dovrebbe partire il 6 febbraio per chiudersi entro la fine del mese).

Le vendite hanno colpito anche il settore petrolifero, con in testa Saipem (-2,78%); e, tra i titoli industriali, Leonardo-Finmeccanica (-2,30%), in scia alla condanna in primo grado dell'attuale amministratore delegato Mauro Moretti (sette anni per la strage ferroviaria di Viareggio, all'epoca in cui il manager era alla guida delle Ferrovie).

In progresso invece Fiat Chrysler (+0,70%), alla vigilia della diffusione dei dati sulle immatricolazioni in Italia, e Ferrari (+1,67%).

Bene anche Telecom (+1,89%), il cui Cda sarà chiamato venerdì a esaminare i conti 2016 (mentre la prossima settimana verrà illustrato il piano industriale).

Sul fronte dei titoli governativi, si riduce a 183 punti base lo spread tra Btp-Bund tedesco, che resta comunque su livelli elevati, in attesa delle risposte che l'Italia dovrà fornire alla Ue in tema di correzione di conti pubblici. Il rendimento del decennale italiano è al 2,28%.
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