Per definire il suo stile si è ispirato al mondo agricolo di Mogoro, il suo paese nelle colline della Marmilla. Stefano Pia, 41 anni, pratica la fotografia a "chilometri zero". Documenta la realtà che lo circonda. Con le sue immagini racconta persone e luoghi. Ha pubblicato diversi libri e da 10 anni insieme a Vittorio Cannas, organizza il festiva "BiFoto", una delle più importanti manifestazioni dedicate alla fotografia in Sardegna. Come nasce la passione per la fotografia? "La fotografia ha sempre attirato la mia attenzione. Ricordo, da piccolo, l'ansia per l'attesa della stampa dei miei negativi dallo stampatore del mio paese, non vedevo l'ora di vedere il risultato finale. Con il digitale questa attesa si è praticamente annullata e questo ha accresciuto ancora di più la mia voglia di fotografare. Nel 2005 ho fatto un corso base di fotografia organizzato dall'associazione Dyapharama di Oristano, e da allora non mi son più fermato".

Dopo quanti anni è arrivato il primo progetto fotografico?

"Dopo un primo periodo di ricerca, ho capito che la mia attenzione era soprattutto diretta sulla fotografia sociale. E qui che ho focalizzato le mie storie iniziando in particolare a fotografare tra le strade delle città italiane. Così è nato uno dei miei primi lavori dal titolo "Dentro le Mura" che è stato esposto a Sassari ,Mogoro e Siena".

Cosa è per lei la fotografia?

"La fotografia è diventata uno stile di vita, un modo libero, ma anche intimo di manifestare le mie idee. In modo particolare cerco la semplicità, dove si nasconde la vera e sincera bellezza . Questo lo faccio raccontando la mia gente perchè sento una leggera responsabilità di documentare chi siamo noi oggi".

Che attrezzatura utilizza?

"Ho una reflex ormai datata e una piccola compatta. Sono mie compagne di viaggio, le "penne" per scrivere le mie storie. Ma alla attrezzatura non attribuisco tanta importanza. Per me nella fotografia sono indispensabili le idee".

Come mai ha scelto il bianco e nero?

"Nelle immagini cerco sempre la poesia, un qualcosa che ti faccia bollire un po' di più il sangue, che ti faccia battere un po' più forte il cuore, e in questo il bianco e nero aiuta di più. Il fatto di non avere colori reali, distoglie dalla realtà e aiuta a focalizzarsi di più sul senso vero della foto".

Che rapporto ha con la postproduzione?

"Seppur nei primi anni del digitale mi dilettavo tanto alla realizzazione di fotomontaggi, cosa che mi aiutato a conoscere le potenzialità dei programmi di fotoritocco, oggi cerco di limitare al massimo la postproduzione, lavoro semplicemente sulle curve dei toni, e ovviamente uso i filtri del bianco e nero".

A cosa sta lavorando ultimamente?

"Da circa una decina di anni la mia fotografia si limita in modo particolare al racconto de mio paese Mogoro attraverso vari progetti. Uno di questi si intitola "Kilometro Zero", pubblicato in un libro nel 2017. Mi ha dato tante soddisfazioni. Ora mi sto concentrando alla realizzazione di altri lavori editoriali, come "Non è l'America" che racconta di un Far West Made in Sardinia e un progetto sul mare della Sardegna. Sono racconti praticamente ultimati che spero presto possano diventare dei libri".

Quali sono i suoi fotografi di riferimento. Stranieri, italiani e sardi.

"Difficile essere sintetico visto che il panorama internazionale offre talenti anche emergenti da tutto il mondo. Studio tutti i fotografi delle agenzie più importanti, ma anche gli sconosciuti, quelli che vincono i concorsi e gli autori dei festival italiani e internazionali. La mia attenzione si rivolge anche a fotografi che hanno lasciato un segno qui in Sardegna come Federico Patellani e il nostro Franco Pinna. Seguo anche diversi mie conterranei come Salvatore Ligios, Davide Virdis e Gigi Olivari, quest'ultimo lo ringrazio particolarmente perché mi ha insegnato tanto nella fotografia".

Veniamo a BìFoto. Come è nata l'idea del festival?

"Si sentiva tanto, in Sardegna, la mancanza di un appuntamento fisso dedicato alla fotografia che fosse punto di riferimento per chi ha la passione dell'arte visiva. Così insieme al mio amico Vittorio Cannas abbiamo avuto l'idea del BìFoto. Un festival di fotografia che propone mostre di autori di fama internazionale e artisti emergenti, in particolare della Sardegna, così da aiutarli ad avere la meritata visibilità. Si svolge nel nostro paese, Mogoro, che oltre ad avere una posizione strategica, a pochi passi dalla 131 non lontana da Cagliari e vicino ad Oristano, ha sempre espresso sensibilità ad aventi artistici come la Fiera dell'artigianato artistico della Sardegna e il festiva Pedras et Sonos".

È difficile organizzare un festival in un piccolo paese come Mogoro?

"Non è facile, ma l'entusiasmo non ci manca. Abbiamo inoltre uno staff di amici che ci supportano. Non mancano i problemi, in particolare quelli finanziari. Il BìFoto è un festival "povero", non disponiamo di grandi risorse, ma non per questo meno attraente degli altri".

Lo scorso anno avete coinvolto altri paesi della zona. Come è andata?

"La scorsa edizione è stata un totale esperimento. Siamo usciti dalla nostra sede storica, la Fiera del Tappeto, e abbiamo esposto le mostre nelle strade, quindi all'aperto. Per ben 11 mesi (le mostre resteranno esposte fino a marzo 2020) non solo a Mogoro ma anche in alcuni paesi facenti parte l'Unione dei Comuni Parte Montis (Gonnostramatza, Pompu e Simala). L'esperimento è riuscito a pieno, i visitatori e gli abitanti dei paesi sono entusiasti di questa formula. Finalmente la fotografia non è un prodotto di nicchia, nascosto dentro le gallerie, ma qualcosa alla portata di tutti, 24 ore su 24".

Salvatore Ligios, nei giorni scorsi ha detto che la fotografia in Sardegna sia materia poco attraente. Cosa ne pensa?

"Penso che in Sardegna la fotografia stia conoscendo uno dei suoi periodi più belli. Le diverse attività, le associazioni, gli eventi, le mostre, i concorsi e i corsi testimoniano che è un gran un fermento. Purtroppo a crederci poco, o a ritenerlo poco attraente sono diversi amministratori che alla fotografia dedicano poca attenzione e preferiscono puntare il dito su sagre, musica e folklore. Non ho niente contro queste iniziative, ma tutte le arti meritano la giusta visibilità".

Qualche anticipazione sul prossimo BiFoto

"Il prossimo evento sarà particolare perché realizza quello che per noi è stato da sempre un traguardo, cioè raggiungere le dieci edizioni. E faremo il massimo per renderlo speciale. La maggior parte dei fotografi sono già stati selezionati, ma la rosa sarà completa con i risultati del Premio BìFoto, che scade il 29 Febbraio. Ci sarà una importante presenza femminile e non mancheranno i grandi nomi. Il metodo dell'esposizione sarà identica a quella della scorsa edizione, cioè nelle strade dei centri storici dei paesi e il tutto sarà arricchito da eventi come workshop, letture di portfolio e tante altre interessanti iniziative. Vi aspettiamo a fine Aprile".
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