Il racconto è un genere letterario poco frequentato dalla narrativa italiana contemporanea.

Viene, infatti, considerato spesso una sorta di fratello minore del romanzo nonostante abbia avuto tra i suoi assidui "frequentatori" Verga, Pirandello, Calvino e Pavese per i citare solo i primi che ci vengono in mente.

In realtà è una forma letteraria tutt’altro che secondaria. Richiede doti specifiche, domanda gusto per l’essenzialità e capacità di padroneggiare con sapienza gli spazi e i tempi della scrittura. Qualità non sempre facili a trovarsi ma che abbiamo rintracciato nelle brevi storie che compongono Nudità (Bompiani, 2017, Euro 15,00, pp. 144. Anche in EBOOK) dello scrittore e traduttore milanese Alberto Cristofori.

Siamo di fronte a sei racconti in cui vengono affrontate le grandi paure e insidie del nostro tempo: la morte, la solitudine, l’ossessione per la sicurezza, l’incapacità di essere fino in fondo se stessi, la resa alla banalità e all’abitudine, la mancanza di speranza in un futuro diverso dal presente.

A introdurci in questi grandi tempi sono personaggi ordinari che vivono vicende normali. Persone che si trovano, improvvisamente, nude di fronte a se stesse in momenti tra loro diversissimi delle loro vite. E che in quegli attimi trovano l’occasione per dare un nuovo senso alla loro esistenza.

Così Orlando abbandona l’infanzia scoprendo la morte e la crudeltà insita nel vivere. Mina diventa matura e lascia il limbo della sua adolescenza un poco estatica mentre un medico ossessionato dalla sicurezza comprende che le sue ansie lo stanno isolando e rendendo ridicolo. E ancora una donna sulla soglia della pensione scopre una nuova sessualità e corporeità e si concede uno sguardo che la proietta nel futuro mentre un imbelle professore di musica viene quasi spinto in una sua riscossa personale da una malattia che lo mette spalle al muro.

Storie normali ma belle perché universali e ambiziose, non legate ad alcuna contingenza e libere dal solito bozzettismo minimalista tanto caro all’odierna narrativa italiana.

Allo stesso modo inusuale per i nostri tempi è la scrittura di Cristofori: non compiaciuta ma letteraria, figlia – e si sente - di una lunga frequentazione con la buona letteratura italiana ma anche internazionale. Una penna preziosa e soprattutto mai accondiscendente con il lettore, priva di strizzatine d’occhio e di quei toni confidenziali oggi abusati. Uno stile classico e modernissimo allo stesso tempo nella sua nudità di fronte al lettore.

Roberto Roveda

La copertina del libro
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