Il dolore, la malattia, la sofferenza non sono facili da raccontare.

Spesso si prediligono scorciatoie per farlo e ci si rifugia nella retorica, nel patetismo, nel melodramma.

Si prediligono i toni forti, esasperati, quasi che il dolore possa essere espresso solo urlando e inveendo contro il mondo, il destino, un Nume. Edith Bruck, nel suo libro "La rondine sul termosifone" (La nave di Teseo, 2017, Euro 16,00, pp. 140; anche Ebook) sceglie di sussurrare il suo dolore.

Racconta la lunga malattia che l’ha progressivamente privata del suo grande amore, il poeta Nelo Risi, con toni asciutti, contenuti, senza distacco oppure freddezza, ma con la compostezza di una donna che in gioventù è sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e possiede dimestichezza con la sofferenza e il male.

Con dignità socchiude la porta della sua casa e attraverso le pagine del suo libro ci introduce nella quotidianità giornaliera e nel vissuto interiore che l’ha accompagnata negli ultimi dieci anni di vita (2005-2015) di suo marito, mentre inesorabile l’Alzheimer progredisce in maniera quasi oscena e cancella ogni contatto con il mondo del grande poeta.

Ebbene, Edith Bruck non si rassegna alla perdita del compagno di tutta una vita, l’uomo che fin dal primo incontro, nel lontano 1957 "prima di sapere chi è e come si chiama, è l’eletto del mio cuore dal battito accelerato solo nel guardarlo, da quel momento per la vita".

Sceglie di vivere con lui la malattia e di considerarla non la fine della loro lunga storia assieme ma un momento del loro amore, da assaporare fino in fondo: "Un suo sorriso pur essendo debole è potente, illumina ogni cosa" scrive nel libro; "Basta che ci sia anche se i silenzi saranno sempre più lunghi, e più profondi".

Certo, non è una storia d’amore immune da ferite o difficoltà, né la celebrazione di una vita assieme ideale. Edith Bruck ci parla non di affinità elettive o di un idillio, ma di una scelta di condivisione profonda, priva di dubbi ed esitazioni. Una scelta quasi straniante, dove l’abnegazione supera la soddisfazione e dove non si ha paura di accostarsi al sacrificio e al dono disinteressato di sé.

Il "diario" della Bruck diventa così una storia sentimentale, tenera, struggente ma allo stesso tempo difficile da catalogare secondo i canoni dei rapporti di coppia attuali dove l’io del singolo prevale quasi sempre sul noi della coppia. L’amore secondo Edith Bruck è qualcosa di spiazzante, di estraneo al sentire comune. È sorprendente e più forte di ogni regola.

È estraneo alla realtà come una rondine sul termosifone.

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