"La più grave crisi dal Dopoguerra", da cui è possibile ripartire soltanto con un "piano straordinario".

È la richiesta che arriva da tutta la filiera del libro e che chiede al governo "interventi urgenti e immediati" in un appello firmato dall'AIB - Associazione Italiana Biblioteche, da AIE - Associazione Italiana Editori e da ALI - Associazioni Librai Italiani .

Arrivato al tracollo durante le chiusure forzate per la pandemia, l'intero settore chiede interventi a "sostegno di imprese, specie le più piccole, di biblioteche, di lavoratori, autori e traduttori e per risolvere la crisi di liquidità che attraversa l'intera filiera".

Qualche spiraglio di fiducia e positività viene dalla graduale riapertura delle librerie.

Il 20 aprile a Roma e provincia ha riaperto oltre il 70% delle librerie con un afflusso al di là delle aspettative e i libri più richiesti sono stati quelli di Luis Sepùlveda, morto il 16 aprile. E' stato così raggiunto, nel primo giorno di apertura "quasi un livello di incassi pari ad una giornata media dello stesso mese dell'anno precedente" secondo una prima indagine dell'Associazione Librai Italiani Confcommercio di Roma e provincia.

Ma il mondo del libro per imboccare la strada della risalita ha bisogno, dicono Aib, Aie e Ali, di "un sostegno alla domanda lungo due linee: fondi alle biblioteche di pubblica lettura per un piano straordinario di acquisti di libri, con particolare attenzione alle librerie del territorio, e un sostegno tramite strumenti analoghi al bonus cultura, finora dedicato ai diciottenni, da estendersi ad altre fasce della popolazione".

Per la ripresa servono, inoltre, interventi strutturali con misure per promuovere la lettura con risorse all'altezza. Questo significa "stabilizzare il sostegno alla domanda oltre l'emergenza, prevedere una detrazione fiscale sull'acquisto dei libri, rafforzare il sistema bibliotecario del paese, promuovere l'innovazione e completare la transizione verso un'editoria libraria interamente verde e inclusiva, e rafforzare la promozione del libro italiano all'estero".

"Drammatica", dicono le tre associazioni, la situazione del comparto. "Sono state chiuse le librerie, e molte ancora lo sono, con perdite solo a marzo di 25 milioni di ricavi; sono chiuse scuole e università, luoghi di scambi culturali per elezione. Sono chiuse le biblioteche: quasi 600 biblioteche di pubblica lettura si sono mobilitate in collaborazione con autori ed editori per non interrompere il loro legame con i propri piccoli lettori, ma è una goccia rispetto alle 11.608 biblioteche chiuse". E ricordano che "già a fine marzo il 64% degli editori librari aveva fatto ricorso alla cassa integrazione o era in procinto di farlo. Il numero delle novità previste nel 2020 era stato riprogettato con una riduzione del 31% rispetto ai programmi di inizio anno, con conseguenze pesanti sui posti di lavoro nei settori della carta, della stampa e nei service editoriali e grafici, ma anche per autori e i traduttori".

(Unioneonline/v.l.)
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