È dedicato a Sant’Ignazio da Laconi, patrono della provincia di Oristano, il primo volume della collana dedicata dal giornalista Paolo Matta alle grandi figure di santità in Sardegna, che i lettori dell’Unione Sarda troveranno con il giornale in edicola da giovedì 8 dicembre.

«La figura di maggior spicco del Settecento in Sardegna». A definirlo così non è stato qualche esponente della gerarchia ecclesiastica, ma la scrittrice Grazia Deledda che in lui seppe scorgere una statura, umana e cristiana, tanto gigantesca quanto velata e incompresa.

La storia del santo è davvero particolare. «Non entrò mai in un’aula di scuola e morì analfabeta», evidenzia l’autore.

«A stento utilizzava qualche vocabolo italiano perché la sua lingua fu, per ottant’anni, sempre e solo il sardo. Nel 1741, quarantenne, venne destinato alla mansione di questuante nella città di Cagliari, dove lo si vedeva ogni giorno, bisaccia in spalla, per le vie della città, al porto, nelle bettole, esempio evangelico di una vita umile, vissuta a fianco dei poveri, ai quali distribuiva parte di ciò che riceveva». 

«Nel 1779, divenuto cieco, fra Ignazio venne dispensato dalla questua, ma per sua volontà volle continuare a partecipare alla vita comunitaria, senza tralasciare alcune delle regole o delle pratiche disciplinari».

Si spense a Cagliari l’11 maggio 1781 all’età di 80 anni.

Per due giorni una folla impressionante, sfilò davanti al feretro per rendergli omaggio. Nonostante la diffusa fama di santità, dovettero passare più di sessant’anni perché si introducesse la sua causa di beatificazione, promossa nel 1844. E solo dopo quasi un secolo, papa Pio XII, il 16 giugno 1940, lo proclamava “beato” prima che, lo stesso pontefice, il 21 ottobre 1951 lo iscrivesse nell’elenco dei Santi della Chiesa cattolica.  

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