È stato rinvenuto vicino all’edificio principale del nuraghe e data la sua forma, che ricorda chiaramente un’anatra, suscita davvero molta tenerezza. Anzi, considerata la sua datazione, una tenerezza quasi eterna: è un biberon di circa 2.600 anni fa ed è stato scoperto ai piedi del nuraghe Sirai di Carbonia nel corso di una recente campagna di scavi diretta dall’archeologa Carla Perra ed esposto per la prima volta al Museo archeologico di Villa Sulcis.

Il nuraghe Sirai di Carbonia (L'Unione Sarda - Scano)
Il nuraghe Sirai di Carbonia (L'Unione Sarda - Scano)
Il nuraghe Sirai di Carbonia (L'Unione Sarda - Scano)

Un ritrovamento ancor più eccezionale se si ripensa che sono state rinvenute anche tracce di latte, come sancito dagli esperti dell’Università Sant’Orsola di Napoli. Non c’è dubbio: questo vaso detto ascos della tradizione fenicia, che rammenta le sembianze di un’anatra, è servito a nutrire i neonati vissuti nel nuraghe Sirai 26 secoli fa.

Un’ulteriore suggestione: erano bambini che appartenevano alla civiltà fenicia che si era appena insediata nel Sulcis, o alla tardissima civiltà nuragica che di lì a poco sarebbe scomparsa? Forse non si saprà mai, ma di sicuro le due civiltà vissero in simbiosi attorno al nuraghe Sirai e lo conferma un altro ritrovamento, una brocca a forma di otre tipica della tradizione nuragica e ritrovato nello stesso contesto in un cui è spuntato il simpatico “biberon” dell’antichità. Questi reperti inediti resteranno in esposizione al museo sino a fine luglio.

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