Un tempo la ricchezza si riproduceva per lenta e dolorosa accumulazione. Lenta per i ricchi, dolorosa per gli altri. Ora procede per ammasso rapidissimo e mitosi: il denaro si ammucchia su un cognome grazie allo sfruttamento delle leve finanziarie (Buffett) o dell’informatica (Gates), delle tendenze sociali (Zuckerberg) o semplicemente dei lavoratori (Bezos) e poi si scinde attraverso un divorzio (prima Bezos, ora Gates).

Un tempo la ricchezza era un romanzo lungo e sfarzoso (Onassis, Rockefeller, Agnelli). Ora ha proporzioni e ritmi da fantascienza ma segue trame da telenovela. Jeff Bezos divorzia da MacKenzie Scott e le passa 38 miliardi di dollari, poco meno del Pil delle Marche, ma in un anno di pandemia e consegne a domicilio la sua fortuna è arrivata a 192 miliardi, più del Pil del Piemonte. Ma lo tallona con 168 miliardi Elon Musk, che vara astronavi private e studia un’opa su Marte.

E a calcolare i patrimoni e seguirli ti prende uno stupore da fanciullino. Che cosa si inventerà il vecchio Buffett per uscire dalle secche del quinto posto? E se Melinda ex Gates sposasse Bezos, sarebbero i più ricchi di tutti anche se dopo le nozze lasciassero il Molise di mancia? E se Musk sposasse il Piemonte? Ti ci perdi, in queste storie fra Bolero e Paperopoli, finché un povero di spirito domanda: ma davvero questi qui, in proporzione, pagano molte meno tasse di te?

Celestino Tabasso

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