Ultimo appuntamento di Autunno in Barbagia, a Olzai non sono stati i grandi numeri a incantare bensì lo straordinario percorso sensoriale creato dall’amministrazione comunale in collaborazione con le associazioni culturali e la comunità, che hanno catturato l’attenzione dei visitatori.

Per arrivare in paese si percorre una lunga strada tortuosa che si apre i varchi fra i boschi di lecci e sughere, ginepri secolari, corbezzoli fruttati e cespugli di alaterru, l’alloro con le sue drupe rosseggianti, che come alberi natalizi perpetui, conducono al paese. Sa Vidda de sos massaios, il paese degli agricoltori in quello che fu autentico granaio della Roma antica di cui ancora conserva l’antico mulino, Su Mulinu vetzu; unico sopravvissuto fra i tanti che si contavano fino all’alluvione del 1921. Solo undici lungo le sponde del Rio Bisine, placido e sommesso corso d’acqua che nascendo a Ollolai, riversava la sua forza sulle pale di granitici mulini impiegati per la macina di olive, grano e orzo, distrutti poi dalla furia delle acque che sommersero il paese fino a valle. Su Mulinu vetzu , sopravvissuto e sapientemente restaurato, fra i pochissimi rimasti in tutta Italia, racconta con lo sciacquio delle sue pale la straordinaria storia di questa comunità rurale,poco distante.

I km percorsi valgono tutti, avvolti dai cromatismi autunnali, i visitatori diventano protagonisti di tele pittoriche. Gli ocra e rossi vermigli si intrecciano miscelando come pennellate d’autore i colori della terra che sovrastano i verdi dell’alloro e dei ginepri, dove si insinuano gli aranci e i gialli degli agrumi maturi. L’arte è nell’aria in questo piccolo paese, su cui aleggia ancora il respiro di artisti straordinari come Carmelo Floris, la cui impronta è lasciata per l’eternità nell’antica dimora, oggi casa museo, e ancora la Pinacoteca comunale, ospitante alcune delle sue opere, e la casa Cardia Mesina, diventata dimora per artisti e che in occasione di Autunno in Barbagia è diventata sede della 3 giorni d’arte, nei quali giovani artisti dell’accademia di Sassari ne hanno dipinto gli scorci.

Le Cortes a Olzai non sono una questione di numeri, mappati su freddi registri camerali, bensì una scelta di sentimenti rievocanti rituali ancestrali di ospitalità, antichi mestieri che trasudano passione e tempo lento per riappropriarsi di ciò che si è perduto: precetti depositati nel dizionario dei sensi! Iscrariare è termine desueto, che a Olzai acquisisce la nobiltà di un teorema che trasforma l’asfodelo in oggetti d’arte, rendendo la quotidianità meno tediosa. Su Pane ‘un sapa, il pane di sapa è maestria pura: il fico d’india è il frutto da cui si estrae la sapa, impensabile in altri luoghi, a Olzai trasforma il pane in poesia del gusto, rima che altrove non trova accordi.

«Non poteva andare meglio di così». Il sindaco Maria Maddalena Augus esprime soddisfazione: «Questo è stato un lavoro di squadra, tutti hanno collaborato affinché queste cortes diventassero un luogo di accoglienza e ospitalità genuina per tutti i visitatori e crediamo di esserci riusciti».

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